Appassionati di Formula 1, benvenuti nello spazio dedicato alle pagelle del Gran Premio d’Australia 2016 di F1. Nella nostra speciale classifica da 10 a 0 dei migliori e dei peggiori della gara sul circuito di Melbourne, troviamo al primo posto Sebastian Vettel che fa sognare i tifosi della Ferrari e deve arrendersi solo per una sfortunata bandiera rossa ed una scelta strategica della Scuderia non ottimale. Delude Hamilton. Si salva Rosberg. Cavallino Rampante da rivedere anche sul fronte dell’affidabilità.
Voto 10: Vettel
E’ Sebastian Vettel il vincitore morale. Scatto d’altra categoria allo spegnersi dei semafori e poi avanti in controllo della situazione. Come gli piace. E’ quello che avrebbe potuto riscrivere la storia del GP se non ci fosse stata nel suo destino quella bandiera rossa. Eh, no. Non era sventolata dai fans della Ferrari ma dai commissari che interrompevano la gara come rarissimamente si è visto in condizioni d’asciutto. Pulire la pista era doveroso. Non si discute. Il terzo posto è il minimo che potesse ottenere. Ma il sogno regalato al pubblico dei mattinieri, è il massimo a cui poteva aspirare.
Voto 9: Grosjean
Secondo alcuni è il vero eroe di giornata. Portare la Haas a punti nel Gran Premio di debutto è un’impresa storica. Grosjean non sbaglia nulla e si atteggia a campione navigato. Nel team americano l’hanno preso per questo. Obiettivo centrato e paginetta di storia scritta. Per sempre.
Voto 8: Rosberg
Alla fine non gli resta che controllare la gara. Non importa come. L’importante è vincere. Il buon Rosberg indovina la mossa delle gomme Medium dopo la ripartenza. Non molla. Ci crede. Gioca le sue carte. E si trova il successo servito su un vassoio d’argento. Con un po’ di fortuna dà continuità alla striscia del 2015. Era la risposta che tutti si attendevano da lui.
Voto 7: Raikkonen
Reattivo più del solito alla partenza. Poi sfigato come sempre. Il ritiro impedisce di apprezzare le sue doti alla distanza. La strategia fotocopia che la Ferrari ha confezionato per Raikkonen e Vettel ci consente di inserirlo con facilità “virtualmente” in 4a posizione. Se il muretto avesse osato di più, almeno con lui…
Voto 6: Hamilton
La partenza da incubo gli incasina i piani. Se anche Hamilton rinuncia ad un certo punto a lottare, significa che il sorpasso era davvero impossibile. Ma ci si è messo con le sue mani in quel pantano. Solo la sorte gli restituisce un jolly bestiale sotto forma di bandiera rossa e lo ripaga della pazienza mostrata. Vederlo in difficoltà nella mischia ed in difesa nel finale, non è da lui. Ma, alla fine, resta quello che più fa paura.
Voto 5: Verstappen
Tanto forte quanto arrogante. Il papà c’aveva il suo caratterino. Deve averlo trasmesso al ragazzo. Il piede pesante, invece, Max se l’è fatto da solo. Fa di disfa a suo piacimento complimenti e critiche. Tutti, però, lo guardano con il rispetto che solo un predestinato merita. In Australia ha dato conferma di non essere uno tra i bravi, ma uno di quelli che nasce una volta ogni vent’anni… come minimo.
Voto 4: Ferrari
Col senno di poi è facilissimo dire tutto e il contrario di tutto. E’ facilissimo dividere il torto dalla ragione. Una considerazione che, però, ci sta è questa: per rendere la domenica meno amara, per essere davvero aggressivi (Arrivabene dixit), valeva la pena per la Ferrari quantomeno diversificare le strategie tra Raikkonen e Vettel. Il 4 in pagella ci sta tutto, poi, pensando al ritiro di Iceman. Così non si lotta per il titolo. In nessun caso. In una domenica con pochissime rotture, quelle Ferrari pesano. Caso isolato o allarme rosso? In Bahrain la risposta.
Voto 3: Alonso
L’errore di valutazione che ha causato l’incidente con Gutierrez è da debuttante. Poteva costargli carissimo. Ora che la McLaren non è più un carretto, Alonso deve tornare quel mastino massimizzatore di risultati che abbiamo conosciuto in Ferrari. Solo così potrà dare un senso all’ultimo capitolo della sua carriera. Solo così potrà rimpiangere l’assurda scelta di aver creduto nelle promesse della Honda.
Voto 2: nuove qualifiche
Il nuovo format di qualifiche ha coperto di ridicolo l’intera Formula 1 subito. Tac, arriva la prima gara e si riparla dei soliti errori di valutazione. E’ stato immediatamente deciso di tornare alla vecchia regola già dal GP del Bahrain? Meglio. La parte grave della storia è che tutto ciò era stato ampiamente previsto.
Voto 1: FIA
Leggi sopra. E continua: l’altra parte grave della storia è che, oltre ad essere stato tutto ampiamente previsto, il nuovo format di qualifiche andava “provato”, testato, simulato. Fate voi. I team avevano persino dato la loro disponibilità. Perché non si è fatto? Di chi sono le colpe. Nessuno pare abbia responsabilità. Allora, ce le ha tutte la FIA. Il pesce puzza dalla testa. Così si dice. Così si deve dire. Caro Todt, beccati questa! E aggiungila alla tua raccolta di figuracce.
Voto 0: genio del male
Prendersela con la FIA e con il suo presidente Jean Todt è doveroso. Ma c’è qualcosa che sfugge. Se i piloti criticano questo nuovo regolamento. Se i team confermano le loro perplessità. E se persino Bernie Ecclestone dichiara apertamente che non è d’accordo… chi mai ha veramente voluto queste nuove qualifiche? C’è in F1 un genio del male, un personaggio misterioso che ha più potere di tutti e che decide per tutti? Chi è costui? Chi è che muove i fili ed è persino più potente di FIA e FOM messe insieme? Azzardo: la chiamerei democrazia. O, se preferite, assenza di potere. Ha ragione Ecclestone, ragazzi. In F1 la democrazia non funziona: nessuno si mette mai d’accordo, nessuno ci mette mai la faccia, si va sempre per “compromessi” che non soddisfano mai nessuno e si lascia che i team litighino tra loro nel decidere i regolamenti stando ben attenti, ciascuno di essi, a tirare acqua al suo mulino anziché pensare al bene della categoria. Della massima categoria del motorsport, non del cabaret. Todt, noto per i suoi modi autoritari, perché non riesce ad imporsi? Persino lui sembra il primo dei “manovrati” anziché il primo dei capi. Ma da chi? Si torna al punto di partenza. E il mistero resta.