Prendere il controllo di un’auto moderna è facilissimo. E’ allarme. Tutti i dettagli sulla strategia degli hacker.
Salire su un’auto di qualche decennio fa significava entrare in un abitacolo spoglio, essenziale, fatto di climatizzatore (se c’era) regolabile manualmente, di autoradio con frontalino staccabile, di un cruscotto analogico e qualche vano portaoggetti. Nulla più. Oggi, come ben sappiamo, è tutto diverso. L’ambiente in cui si accomodano guidatore e passeggeri è sempre più simile ad un salotto.
Comodo e ricco di ogni tecnologia, si accompagna a veicoli nel complesso sempre più dipendenti dall’elettronica. Inutile dire che tale combo non manca di alimentare qualche timore. Di cosa? Dei ladri. Basta infatti un discreto esperto per riuscire ad aprirle e partire. Allo stesso modo un buon hacker può prenderne il controllo con semplice mosse e senza grossi strumenti.
Se vi è capitato di recente di recarvi in un’officina per farvi riparare l’automobile, vi sarete accorti che per molte operazioni, l’addetto collega il mezzo ad un computer. Ebbene, in molti forse trascurano che il pericolo corre proprio lungo la rete. A dimostrarlo sono stati i ricercatori di PCAutomotive nel corso dell’evento Black Hat Asia 2025 in cui hanno preso ad esempio una Nissan Leaf del 2020.
A dispetto della presunta sicurezza di queste auto, bastano in realtà pochi interventi perché diventino un gioco per nerd. Sfruttando alcune parti acquistate su eBay ed altre prese da uno demolitore, oltre ad un codice ottenuto attraverso il linguaggio di programmazione Python, è stato possibile infrangere la protezioni antifurto della giapponese.
Non bastasse, nell’esperimento, gli studiosi di Budapest sono riusciti a seguire i movimenti del veicolo via GPS, a registrare le conversazioni tra i presenti a bordo riproducendole attraverso altoparlanti, e persino a controllare dei componenti, il tutto rigorosamente a distanza. Come è stato spiegato durante il convegno, non ci vuole una laurea per compiere un’azione del genere.
Per rendere l’attacco fattibile sono infatti sufficienti una buona conoscenza dell’informatica e della programmazione, ed è ovviamente necessario possedere qualche aggancio nel mondo delle vetture usate per trovare i pezzi. La prova è stata effettuata utilizzando uno schermo touch e il quadro strumenti originale, oltre ad un semplice pc portatile. Per adesso dal costruttore tutto tace.
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