Non sono le auto a gasolio o benzina a far crescere i posti di lavoro. Il loro addio potrebbe aiutare moltissime famiglie in difficoltà: ecco i dettagli
La data che più spaventa gli automobilisti è il 2035, una data cerchiata in rosso: da allora, non sarà più possibile vendere auto a benzina e gasolio nei Paesi membri dell’UE. Una decisione che ha fatto scalpore fin dall’inizio e che oggi, con la nuova situazione economica e politica europea, potrebbe essere ancor più criticata. Nonostante la possibilità di colpi di scena, una marcia indietro però sembra da escludere, perché costerebbe caro.
Secondo un recente studio di Transport & Environment, tornare indietro vorrebbe dire mettere a rischio un milione di posti di lavoro e impedirebbe la rinascita di un settore in crisi da anni. Dalla crisi del 2008, la produzione di auto in Europa è diminuita sensibilmente: si producevano circa 17 milioni di modelli in un anno. Eppure, la transizione all’elettrico ancora non attecchisce, seppur sarebbe un’occasione unica per il settore.
Costruire un’auto elettrica, infatti, è tecnicamente più semplice e richiede meno tempo e manodopera. Tuttavia, la produzione delle batterie può salvare i posti di lavoro. Queste componenti, infatti, richiedono moltissima specializzazione e tantissima manodopera. Se l’Europa aumenterà la propria produzione, oggi dominata da Asia e Cina, allora si potrebbe parlare di rinascita del settore e migliaia di nuovi posti di lavoro, tra l’altro ecologici.
Per esempio, la Norvegia è un esempio virtuoso: lì l’elettrificazione è già realtà. La maggior parte dei posti di lavoro nel settore sono per auto elettriche, guidate da quasi tutti gli automobilisti. Questo dimostra che bastano politiche adeguate per la transizione all’elettrico.
Le prospettive sono buone, ma molti costruttori ancora temono i rischi in Europa, in particolare nei Paesi con forte tradizione motoristica. Per esempio in Germania e in Italia, che sono Paesi trainanti dell’Unione Europea, c’è troppo tradizionalismo sui motori per una svolta così netta. Se si mettessero al bando le auto termiche, ci sarebbe un’invasione di modelli cinesi, perché più economici.
Questo, ovviamente, non porterebbe i benefici sperati per i posti di lavoro. Il dibattito comunque è tutt’altro che chiuso e si valuta se il 2035 sia la data giusta. Per alcuni è una tappa obbligata verso la transizione ecologica, per altri è un azzardo economico e sociale. Una cosa è certa: l’elettrico è il futuro, la direzione è quella, piaccia o no.
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