Altro che Nasa o Musk: la corsa allo spazio passa anche dal made in Italy, questo veicolo è un vero orgoglio.
La corsa allo spazio è certamente un tema che non può che affascinare e far discutere: c’è chi vede la “conquista” di mondi lontani come un obbiettivo da raggiungere per l’umanita, ma c’è anche chi invece lo ritiene un eccesso di arroganza e non vede di buon occhio i progressi fatti su questo fronte, temendone le conseguenze. Di certo, non lascia indifferente l’idea di conoscere sempre di più sull’universo che ci ospita e sull’infinità di informazioni che restano da scoprire a riguardo.
Quando si pensa allo spazio, chiaramente il primo nome, quello più famoso ed influente, a venire in mente è quello della Nasa, la storica agenzia governitiva aerospaziale degli Stati Uniti. Più di recente, tra i nomi più chiacchierati sul tema c’è anche ovviamente quello di Elon Musk, più noto agli appassionati di motori per essere il patron di Tesla ma ormai pienamente coivolto anche sul tema spaziale con la sua Space X. L’obbiettivo dichiarato è quello di riuscire a tornare sulla Luna e ad arrivare su Marte, e i lavori in questo senso proseguono. Intanto, però, una creazione tutta Made in Italy ha certamente catturato l’attenzione nelle ultime ore.
Il concorso internazionale Hyperion, organizzato dalla associazione no profit Initiative for Interstellar Studies e dedicato a nuove soluzioni per l’esplorazione dello spazio, è stato vinto dal progetto italiano Chrysalis. Questa navicella, lunga ben 58 Km, è un grado di trasportare 1.500 passeggeri
Il team composto da Giacomo Infelise, Veronica Magli, Nevenka Martinello, Guido Sbrogio, e Federica Chiara Serpe si è aggiudicato il montepremi di 10mila dollari, che sono stati in grado di ideare una navicella in gradi di raggiungere il pianeta abitabile più vicino a noi, Proxima b, a circa 4,25 anni luce dalla Terra.
Il veicolo ha una struttura cilindrica, ed ha una massa totale di 2,4 miliardi di tonnellate. Sfrutta un sistema a fusione diretta e propellente a elio e deuterio, che in previsione consente un viaggio di ben 400 anni sino appunto a raggiungere Proxima b. Il tutto, ovviamente, è solo su carta, chissà però se le enormi ambizioni relative alla conquista dello spazio prima o poi si concretizzeranno, anche grazie al lavoro che nel corso dei decenni dà nuovi spunti e nuova linfa vitale a questo incredibile sogno.
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