I motori che monteranno i taxi del futuro non saranno né a benzina né elettrici. La mobilità sostenibile è sempre più a portata di mano.
I passi da giganti fatti dalla tecnologia in questi ultimi decenni ci stanno portando a un futuro sempre più sostenibile. Nei prossimi anni, infatti, anche i taxi monteranno dei motori super innovativi, i quali non avranno bisogno né della batteria né tanto meno della benzina. Al momento, sono già in funzione in una nota città europea e si pensa che presto prenderanno piede in gran parte del mondo.
Ovviamente, ci sono delle città che si prestano maggiormente all’innovazione tecnologica, mentre altre si dovranno adeguare con i loro tempi alla rivoluzione. Oltre ad essere maggiormente sostenibili, i taxi del futuro che già stiamo vedendo circolare a Parigi sono anche molto più vantaggiosi economicamente per i tassisti.
Montano dei motori a idrogeno e ciò permetterà loro di poter lavorare un’ora in più al giorno grazie a un rifornimento rapido che avviene in appena 5 minuti. Parigi, in particolar modo, si presta molto a questa nuova alternativa, anche perché i tassisti parigini non sono possessori dei taxi ma bensì dei dipendenti di aziende che gestiscono il mezzo e la manutenzione delle flotte, tra cui anche le stazioni di rifornimento.
La domanda sorge spontanea e riguarda il perché questi taxi a idrogeno stiano spopolando a Parigi mentre in Italia il progetto sembra esser davvero lontano. Infatti, nel nostro Paese c’è un problema strutturale all’interno del settore dei taxi, il quale non permette di poter accelerare sulla rivoluzione che vede protagonista i motori a idrogeno.
I tassisti in Italia non sono dei dipendenti ma dei lavoratori autonomi, possessori del mezzo e organizzati in delle cooperative. Questa concezione del comparto rende meno agevole una transizione di questo tipo, giacché ogni tassista dovrebbe considerare l’investimento cospicuo da fare in tal senso. Inoltre, le stazioni di rifornimento a idrogeno nel nostro Paese sono ancora molto limitate sulle strade.
Un altro ostacolo a questa iniziativa deriva anche dalla legge italiana, la quale richiede che i taxi siano registrati e che operino come un servizio pubblico non in linea, oltre che con regolamentazioni specifiche. Tramite il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), basato su un finanziamento da 230 milioni nel settore dell’idrogeno, entro il 2026 si potranno avere almeno 38 stazioni di servizio.
Per poter far sì che l’idrogeno possa attecchire anche in Italia, inoltre, sarà necessario che diventi un’infrastruttura capillare e che i costi vengano ridotti. Per il 2026 sono previsti degli ingenti investimenti e ciò potrebbe permettere di portare in Italia i primi progetti pilota.
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