L’Unione Europee mette alle strette il governo italiano. Sarà una mazzata per l’industria, ecco che cosa sta succedendo.
La sostenibilità ambientale è oggi centrale per le agende politiche internazionali, e il contributo dell’industria dei motori è ovviamente fondamentale per riuscire ad abbassare i livelli di inquinamento dell’aria, visto l’impatto che auto e moto hanno avuto nei decenni passati sul nostro ecosistema. L’Unione Europea continua a spingere molto su questo punto, con norme sulle emissioni sempre più stringenti.
L’Unione Europea, come noto, intende fermare la produzione di auto a diesel o benzina entro il 3035, una decisione che ha acceso il dibattito tra gli stati membri e che continua a suscitare non poche polemiche. In attesa di capire se effettivamete i motori tradizionali usciranno di scena o se ci sarà, come molti chiedono, una revisione del provvedimento, l’Unione Europea sta comunque incentivando con misure sempre più stringenti il passaggio all’elettrico e a fonti di energia più sostenibili.
Questo, ovviamente, coinvolge tutti gli Stati membri, che devono rapidamente adattarsi a quelle che sono le linee guida dettate dall’Unione. Da Bruxelles, però, sono arrivate direttive chiare per il nostro paese.
L’Italia, come molti altri paesi, ha già avviato il processo di transizione verso l’elettrico e le fonti di energia a basso impatto ambientale. Gli sforzi del governo del nostro paese, però, sono ben lontani dall’essere sufficienti per raggiungere la neutralità carbonica voluta, almeno stando a quanto detto dall’Unione Europea. Le istituzioni continentali hanno “bacchettato” il nostro paese: serve di più.
Come si legge sul portale mondo-motori, l’Italia sarebbe ancora troppo legata ai combustibili fossili, soprattutto in settori centrali come quello dei trasporti e dell’edilizia, che hanno un impatto non indifferente sull’ambiente. Il nostro governo dovrà dunque impegnarsi maggiormente per favorire la presenza di mezzi elettrici e in generale di energia green per riuscire a raggiungere i risultati richiesti dall’UE. Da direttive infatti si dovrà raggiungere una efficienza energetica del 40,5%.
Da tempo la transizione elettrica è al centro del dibattito nel nostro paese, e continua a far discutere. Lo stesso governo italiano ha più volte espresso la propria contrarietà verso una politica green eccessivamente rigida, ribadendo la necessità di tutelare le aziende e le imprese che rimangono coinvolte in queste misure. Adesso, l’Italia ha il mirino dell’Europa puntato addosso, non resta che aspettare e vedere come il governo del nostro paese accoglierà l’invito dell’Unione Europea e quali saranno le decisioni.
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