L’ultima sentenza della Cassazione sul Codice della Strada rischia di far saltare la riforma: ora il Governo trema davvero.
Il nuovo Codice della Strada, fortemente voluto dal Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, è entrato in vigore ormai da più di un mese e mezzo. Tuttavia le polemiche non si fermano, specialmente su alcune delle modifiche più controverse che hanno generato forti proteste. Una di queste è senza dubbio la nuova norma che modifica l’articolo 187 e il reato di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Ora, infatti, è sufficiente un test antidroga positivo per mettere nei guai il conducente: prima della riforma, invece, era necessario verificare se il conducente fosse davvero nell’impossibilità di guidare al momento del controllo. La nuova norma, come noto, rischia di incriminare anche chi utilizza sostanze (come ad esempio la cannabis) a scopo terapeutico.
Tuttavia proprio nelle scorse ore è arrivata una notizia che crea non pochi problemi al governo. Una sentenza della corte di Cassazione dello scorso 17 gennaio mette infatti in discussione proprio questo aspetto così criticato: per i giudici i test salivari non sono affidabili – sono già emersi diversi casi in cui i test hanno riscontrato dei falsi positivi – e lo stesso vale anche per gli esami delle urine, che a volte possono essere fallaci.
Per stabilire se una persona sta davvero guidando sotto l’effetto di droghe, precisa la Cassazione, è necessario che la stessa sia sottoposta agli esami del sangue: questo controllo, infatti, “ha una valenza probatoria prossima alla certezza“, come chiarito nella sentenza della Corte.
La differenza sta nel fatto che le analisi del sangue riescono a rilevare la presenza di stupefacenti in quell’esatto momento, mentre nelle urine possono rimanere tracce anche a distanza di tempo. E non è tutto, perché la Cassazione ha anche ricordato che le forze dell’ordine sono comunque tenute a verificare se il conducente può portare il mezzo oppure no: bisogna quindi verificare la coordinazione dei movimenti, l’eloquio e lo stato emotivo per accertare l’effettiva alterazione psicofisica.
Ma cosa può succedere ora con questa sentenza della Cassazione? Effettivamente la corte fa emergere dei principi di incostituzionalità della normativa sui test salivari: va da sé che per evitare una pioggia di ricorsi è necessario stabilire delle norme ben precise, come ad esempio una soglia minima di THC che consenta di distinguere tra consumo avvenuto in passato e alterazione psicofisica nel momento del controllo.
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