Un altro simbolo dell’Italia che produce sta per sparire. La produzione verrà trasferita: l’Italia degli appassionati sconvolta.
Sembra ieri che la vedevamo sfrecciare per le strade dei nostri paesi, con il suo inconfondibile rombo. Il fruttivendolo sotto casa, il muratore del quartiere, il contadino della zona – ce l’avevano tutti.
Era come un formichino instancabile, sempre in movimento. Ora, dopo 76 anni, quel rombo si spegnerà per sempre, almeno in Italia. Un po’ come è successo con la Panda di Torino, anche l’Ape fa le valigie. E non è solo nostalgia: è un pezzo della nostra storia industriale che se ne va.
Non è stata una scelta facile. Le nuove regole europee sulle emissioni hanno messo all’angolo il vecchio motore a due tempi. Impossibile adeguarlo agli standard Euro 5 senza snaturarlo completamente. Sarebbe come voler trasformare una vecchia radio a valvole in uno smartphone.
L’Ape però non muore. Semplicemente trasloca in India, dove già viene prodotta da anni. Lì le regole sono diverse, meno severe. E così il tre ruote continuerà la sua vita, macinando chilometri sulle strade indiane e africane. Non è una delocalizzazione, precisano dall’azienda. È più una questione di sopravvivenza.
A Pontedera non si fermano. Gli spazi lasciati liberi dall’Ape verranno occupati dal Porter elettrico. Zero emissioni, zero rumore. Il progresso va così. Ma quanta nostalgia per quel motore rombante che ha fatto la storia.
I sindacati tengono gli occhi aperti. Mille e cento operai in cassa integrazione non sono uno scherzo, anche se per tre settimane. Le promesse di nuovi investimenti ci sono, ma come dice qualcuno “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. E il mare, in questo caso, è fatto di incertezze e timori per il futuro.
L’Ape non è stato solo un mezzo di trasporto. È stata l’invenzione geniale di Corradino D’Ascanio, lo stesso che ha creato la Vespa. È stata la risposta perfetta ai bisogni di un’Italia che si rialzava dopo la guerra. Piccola, agile, instancabile. Come una formica operaia che non si ferma mai.
Ora seguirà il destino del Calessino, la versione più elegante dell’Ape già mandata in pensione. Un destino strano: sparire dall’Italia per continuare a vivere dall’altra parte del mondo. Nelle strade caotiche di Mumbai o nelle polverose piste africane, l’Ape continuerà a fare quello che ha sempre fatto: lavorare, trasportare, aiutare la gente.
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