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Disastro per il noto marchio automobilistico: ha dichiarato bancarotta, clienti in ansia

Una bruttissima notizia sconvolge il mondo dei motori. Un noto marchio automobilistico è ormai avviato al fallimento

Non va affatto bene nel mondo delle auto per chi ha deciso di lanciarsi nell’avventura dell’elettrico. O quantomeno per chi ha puntato solo ed esclusivamente su questa tecnologia. Aumentano sempre più, infatti, i casi di produttori automobilistici che hanno dovuto chiudere i battenti per problemi economici.

Solo negli ultimi 24 mesi, sono falliti marchi come Proterra, Lordstown e Electric Last Mile Solutions. Colpa delle difficoltà di raccolta fondi e di problemi nella produzione dovuti all’approvvigionamento difficoltoso di materie prime.

Ma purtroppo non è finita qui. Infatti nelle ultime ore ecco un nuovo caso che ha sconvolto il mercato automobilistico. Dopo mesi di agonia, è fallita la corsa al salvataggio di Fisker, un marchio tra i più apprezzati negli ultimi anni in fatto di auto elettriche.

Addio a un noto marchio automobilistico

L’azienda di Manhattan Beach, fondata nel 2016 dal designer Henrik Fisker, padre di modelli incredibili come la BMW Z8 e la Aston Martin V8 Vantage, ha presentato istanza di protezione dalla bancarotta con l’intento di vendere i propri beni e ristrutturare il debito. Colpa delle vendite che non hanno soddisfatto le aspettative, complice il calo della domanda.

Negli ultimi mesi, Fisker aveva provato a rilanciarsi con l’Ocean, il suo ultimo SUV, che ha cercato di vendere a prezzi più che concorrenziali ma non è bastato. Basti pensare che i ricavi del marchio americano hanno toccato i 273 milioni di dollari a fronte di perdite nette per 762 milioni. Per non parlare del titolo che, in Borsa, aveva anche raggiunto quota 28,50 dollari per azione nel febbraio 2021, mentre ora ha subito il delisting.

La Ocean, uno dei SUV prodotti da Fisker (Fisker media) – derapate.allaguida.it

Peccato, perché il marchio Fisker voleva rilanciarsi sul mercato con altri modelli come la Ronin, una GT decappottabile a cinque posti limitata a una produzione di 999 unità e che sarebbe stata venduta a circa 350 mila euro. E poi c’era in progetto l’Alaska, un camioncino elettrico da quasi 40 mila euro che prometteva tanta autonomia e che sembrava poter portare anche a un’alleanza con Nissan, poi fallita.

Per Fisker comunque non è la prima bancarotta. Già nel novembre del 2013, infatti, la Fisker Automotive, la società originaria dietro la Fisker Karma, aveva dichiarato fallimento e fu venduta alla Karma Automotive, di proprietà del fornitore cinese di ricambi per auto Wanxiang Group per 149,2 milioni di dollari.

Daniele Petroselli

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