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Ferrari, l’addio: finisce un’epoca, cosa succede adesso

Pubblicato da
Beatrice Canzedda

Ferrari, l’addio fa pensare: è la fine di un’epoca? La notizia è spunto di riflessione, i lavoratori sono divisi. 

Lavorare in Ferrari è un sogno per ogni appassionato di motori, figurarsi per chi ha speso la propria vita a formarsi nel settore e ad affinare le competenze nel proprio lavoro. Arrivare ad essere assunto dalla Ferrari è un traguardo ambito da molti. Eppure, c’è anche chi ha rinunciato a questa opportunità, e ha lasciato l’azienda di Maranello per percorrere altre strade.

E’ il caso di Stefano Begnis, che come riportato in una lunga intervista al Corriere della Sera dopo 10 anni di onorato servizio ha deciso di lasciare la Ferrari per intraprendere la sua vera passione: il viaggio. L’ex ingegnere di Maranello, 38 anni, sta giranfo per tutta europa, e non sembra avere nessuna remora per la decisione presa e per aver lasciato un posto ambito come quello alla HPE, che fornisce consulenti per l’azienda di Maranello.

Al di là del caso specifico di Bagnis, a fare pensare è soprattutto la motivazione che ha spinto l’ex dipendente a prendere questa decisione. Apre infatti ad una riflessione ben più ampia non soltanto su Ferrari e sull’industria dei motori, ma su tutto il mondo del lavoro.

Smartworking si o no? I lavoratori si dividono

Tra le motivazioni all’addio che vengono citate da Bagnis c’è il grande tempo passato negli ultimi anni al computer e in particolare molto tempo in smartworking da casa, una cosa che ha fatto scattare la voglia di recuperare il contatto con l’aria aperta e il giro per il mondo (dall’Europa adesso si sta spostando verso l’Asia).

Smartworking si o no? I lavoratori si dividono – derapate.allaguida.it

Durante la pandemia tutte le aziende hanno inserito lo smartworking nelle proprie politiche e molte di queste hanno dato modo ai propri dipendenti di lavorare la casa anche dopo il rientro alla normalità. La situazione però continua a dividere non solo le aziende – in molti infatti ritengono che lavorare da casa abbassi la produttività, mentre altri sono del parere opposto – ma anche i lavoratori stessi.

Per alcuni lavorare da casa è un vantaggio che aiuta a gestire meglio le proprie vite e ad essere più soddisfatto nel lavoro e nella vita privata. Altri invece, come nel caso di Bagnis, possono arrivare a sentire il peso di lavorare tra le mura domestiche e sentire la mancanza invece del contatto con l’ambiente lavorativo e con i colleghi.

Beatrice Canzedda

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