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Formula 1, qual è stata la velocità massima mai raggiunta in pista? Il record è di un pilota sottovalutatissimo

Chi è stato il pilota a raggiungere la velocità più alta di sempre in Formula 1 e cosa significa realmente spingersi oltre i confini della fisica e del coraggio su quattro ruote

La Formula 1, la massima espressione del motorsport, è sinonimo di velocità estrema. Ma qual è stata la velocità più alta mai raggiunta? E soprattutto, chi è il pilota che ha spinto i limiti oltre l’immaginabile?

La velocità più alta mai registrata è di 372,5 km/h. Un dato così impressionante che non può non suscitare qualche riflessione sulla sicurezza. Non è un mistero che la FIA (la Federazione Internazionale dell’Automobile) abbia lavorato negli anni per garantire una sicurezza sempre maggiore, introducendo regolamenti che mirano a limitare le velocità per evitare incidenti devastanti.

Formula 1, la velocità massima mai raggiunta in pista (Derapate.Allaguida – ANSA Foto)

Oltre alla tecnologia, i piloti stessi sono preparati in modo quasi maniacale per affrontare queste sfide estreme. Dai tempi di Ayrton Senna, uno dei momenti più bui della Formula 1, la FIA ha introdotto regolamenti sempre più severi. Per esempio, l’introduzione dell’Halo nel 2018 ha offerto una protezione essenziale per la testa dei piloti, salvando vite in diversi incidenti successivi. Questo elemento di sicurezza ha creato dibattito ma ha dimostrato la sua efficacia, ricordandoci quanto fragile e preziosa sia la vita a quelle velocità.

Formula 1, il pilota che ha raggiunto il record: Raikkonen lo ha sfiorato

In un’epoca in cui la tecnologia si evolve continuamente, le monoposto sono progettate per superare sfide al limite dell’impossibile. Il pilota che ha raggiunto il sopracitato record è Valtteri Bottas, record ottenuto al volante di una Williams FW38 durante le qualifiche del Gran Premio del Messico nel 2016. Bottas ha dimostrato non solo abilità, ma anche un coraggio fuori dal comune, sfidando non solo la pista, ma persino le leggi della fisica.

Ma perché proprio quel giorno, e perché proprio su quella pista? Uno dei motivi risiede nell’altitudine. Città del Messico è situata a oltre 2.000 metri sopra il livello del mare, il che significa un’aria meno densa rispetto alla maggior parte degli altri circuiti. Questo fattore riduce la resistenza dell’aria sulla monoposto, permettendo al motore di sviluppare maggiore velocità con minor sforzo. Tuttavia, una minor resistenza porta anche una perdita di aderenza, rendendo la guida incredibilmente rischiosa.

Valtteri Bottas è il recordman della Formula 1 (Derapate.Allaguida – ANSA Foto)

In questo scenario estremo, Bottas è riuscito a mantenere il controllo del mezzo, dimostrando una padronanza e una sensibilità che pochi piloti al mondo possiedono. E nonostante si trattasse di un tracciato che mette alla prova anche i più esperti, il pilota finlandese ha continuato a spingere, sapendo che ogni chilometro all’ora in più poteva fare la differenza.

Sebbene Bottas detenga il record ufficiale, altri piloti si sono avvicinati a questa impresa. Kimi Räikkönen, un altro finlandese, è noto per essere uno dei piloti più veloci e spericolati, soprannominato non a caso “Iceman” per il suo sangue freddo. Anche Räikkönen, in passato, ha superato i 370 km/h su un circuito ad alta velocità, avvicinandosi alla soglia massima che una monoposto di Formula 1 può raggiungere senza compromettere la stabilità.

E come dimenticare Juan Pablo Montoya, che nel 2005 al Gran Premio d’Italia a Monza, sfiorò i 372 km/h. Monza è un circuito noto per le sue lunghe rettilinee, ma anche per le sue curve impegnative, che richiedono un mix perfetto di accelerazione e controllo. Montoya è stato un altro pioniere della velocità pura, con uno stile aggressivo che gli ha permesso di avvicinarsi a livelli di prestazioni incredibili.

Oltre alle capacità fisiche e alla tecnologia, c’è un fattore spesso trascurato: la psicologia. Guidare a più di 370 km/h richiede una concentrazione sovrumana, un’autocontrollo che sfida persino le reazioni più istintive. La velocità riduce il margine d’errore a una frazione di secondo, e basta un singolo movimento sbagliato per rischiare un incidente catastrofico.

Ogni pilota affronta questo rischio con una certa filosofia. Alcuni vedono la velocità come un’arte, un elemento naturale del loro essere; altri la considerano una sfida da superare ogni volta che salgono in macchina. Bottas, ad esempio, ha dichiarato che la sua mentalità lo spinge a migliorare sempre, ad andare più veloce, a trovare ogni decimo di secondo che possa fare la differenza. Ed è forse questo a separare i grandi piloti dagli altri: la capacità di dominare il mezzo, la pista e se stessi.

Simone Tortoriello

Classe 1996, Giornalista Pubblicista. Amante del calcio, dei motori e dello sport in generale, dopo l’esperienza fallimentare sul prato verde ho avuto maggior fortuna nel “dietro le quinte”. Grande tifoso dell’Inter e della Ferrari, sono cresciuto al momento giusto per godermi il periodo più buio della storia di entrambe.

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