C’è un’idea che potrebbe cambiare tutto, ma per ora resta nell’ombra. Il futuro dei motori a benzina non è ancora scritto.
Negli ultimi tempi, chi segue il mondo dell’auto ha sentito spesso parlare della fine del motore a benzina. Le normative europee sono chiare: dal 2035, stop alla produzione e vendita di nuovi veicoli con motori a combustione interna. Eppure, qualcosa si muove.
Nonostante le pressioni legislative, la passione per il termico non si è mai spenta davvero. Anzi, nel silenzio dei laboratori, c’è chi lavora per dare una seconda vita a questi propulsori. I segnali arrivano da più fronti: si parla di carburanti alternativi, di possibili ripensamenti politici, ma soprattutto di soluzioni tecniche che potrebbero rimettere tutto in discussione.
La scena, oggi, la ruba un progetto che arriva dagli Stati Uniti e che sembra voler sfidare apertamente il destino segnato del motore a benzina. Si chiama Omega 1 e porta la firma di Astron Aerospace, una realtà che ha deciso di puntare tutto su una tecnologia rotativa completamente rivista.
L’idea di fondo è semplice: offrire le prestazioni di un termico tradizionale, ma con consumi ridotti ed emissioni contenute. Il cuore di questa invenzione è un propulsore che, per certi versi, richiama alla mente il celebre motore Wankel della Mazda, quello che nel 1991 portò la 787B alla vittoria nella 24 Ore di Le Mans. Ma qui si va oltre: Omega 1 nasce per superare i limiti storici dei rotativi, a partire dalla gestione dei gas di scarico.
Il segreto sta tutto nella suddivisione del ciclo a quattro tempi. In pratica, il motore separa l’aria fredda da quella calda, affidando a due rotori a pale il compito di aspirare e comprimere l’aria, mentre altri due si occupano della combustione e dello scarico.
Quattro rotori, disposti su due alberi distinti, che lavorano in perfetta sincronia. Il risultato? Un’unità compatta, capace di erogare 160 cavalli e 170 Nm di coppia, con un regime di rotazione che spazia da 1.000 fino a ben 25.000 giri al minuto. E non è tutto: grazie alla possibilità di collegare più moduli in serie, la potenza può raddoppiare, arrivando a 320 cavalli.
Certo, non mancano le sfide tecniche. L’assenza di guarnizioni impone una precisione costruttiva fuori dal comune, con tolleranze ridottissime. Ma chi ha avuto modo di vedere Omega 1 da vicino racconta di un progetto che, almeno sulla carta, potrebbe davvero rappresentare una svolta.
La promessa è quella di un motore leggero, efficiente e in grado di adattarsi a diverse applicazioni, dall’automotive all’aeronautica. Se davvero Omega 1 dovesse mantenere le promesse, il motore a benzina potrebbe avere ancora molte pagine da scrivere.
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