L’Alfa Romeo della quale si tratta è stata praticamente un sogno per gli appassionati, ma la sua storia ha sorpreso tutti: i dettagli.
Ci sono vetture che fanno la storia dell’automobilismo, poiché rappresentano un prima e dopo tecnologico senza precedenti, a livello internazionale. Altre che spaccano letteralmente il mercato, conquistandone una fetta di maggioranza. Vetture che in pochi possono permettersi. E infine ci sono automobili da sogno, destinate a restare un desiderio per sorprendenti motivazioni.
È accaduto a una delle più attese Alfa Romeo degli anni 2000, fra i modelli di segmento B più apprezzati e quindi sorprendentemente lasciata dai vertici dell’azienda senza una erede, quando dismessa la sua produzione. Si tratta della MiTO, proposta anche nella versione Quadrifoglio Verde e immaginata a cinque porte, la quale ha avuto un destino piuttosto strano.
L’Alfa Romeo, infatti, l’ha prodotta soltanto per un decennio – dal 2008 al 2018 – e oltre due restyling necessari per aggiornarla, non ha avuto un futuro. In particolare, vi è stata una versione disegnata di questa autovettura che addirittura non è mai andata oltre il progetto e un prototipo: la Cabrio. A distanza di anni, le ragioni non smettono di suscitare polemica.
Le menti ingegneristiche di Alfa Romeo dedicarono tempo all’ideazione della MiTO Cabrio, infatti dal progetto su carta si passò al prototipo fisico. La vettura manteneva il design sportivo, presentando pero una capote in tela. Un’automobile ancora omologata per quattro, che nel 2010 fu sul punto di entrare in commercio, ma a impedirlo fu la decisione da parte di Sergio Marchionne. Dal suo punto di vista investire in tale segmento non sarebbe stata una mossa intelligente, poiché poco redditizio in un momento non semplice per la casa automobilistica.
In quel momento la priorità era cercare di andare avanti e portare a una sterzata netta, che risollevasse le sorti dell’azienda, quindi non azzardare bensì consolidare. Tuttavia a oggi, rivedendo le immagini condivise dal designer della MiTo, Juan Manuel Diaz, sembra inevitabile sentire rimpianto per un modello che probabilmente avrebbe innamorato tutti. La Cabrio sarebbe stata da 4 cilindri turbo di 1,4 litri e 155 CV. Se fosse finita sul mercato, alla luce del successo ottenuto dalla MiTO, è difficile credere che avrebbe dovuto temere la concorrenza ma attualmente resta un disegno da sogno e un’avventura su strada mancata.
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