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Volkswagen come Stellantis? C’entra la Cina, che mazzata per l’Europa

Pubblicato da
Antonio Pinter

Le storiche fabbriche tedesche si preparano a una svolta che nessuno avrebbe immaginato fino a pochi anni fa.

Gli stabilimenti di Dresda e Osnabrück sono in crisi profonda. Le linee di montaggio vanno a rilento, i turni si riducono. I costi di produzione pesano troppo sui fatturati, mentre rallentano le vendite. Niente è più come prima in queste fabbriche che hanno sfornato milioni di auto tedesche. Il gruppo Volkswagen cerca una via d’uscita, e la trova guardando a Est.

L’idea è semplice: aprire le porte ai costruttori cinesi. Non è una resa ma una collaborazione strategica, o almeno così la presentano i tedeschi. Gli impianti resterebbero sotto il controllo tedesco, cedendo solo parte della capacità produttiva. I cinesi porterebbero la loro esperienza nell’elettrico, risparmierebbero sui dazi europei. Una soluzione che ricorda quella di Stellantis con Leapmotor.

Un piano per salvare l’azienda Germania

Le prime discussioni sono partite da Emden. Qui nascono i modelli elettrici ID.4 e ID.7, qui si è pensato di far entrare i primi partner cinesi. Il progetto si è arenato sui costi: troppo alti per chi è abituato a produrre nel Dragone.

Volkswagen Id.4 (Volkswagen) derapateallaguida.it

I numeri parlano chiaro. Dresda chiuderà nel 2025, Osnabrück nel 2027. Il valore degli impianti oscilla tra i 100 e i 300 milioni di euro. Soldi che potrebbero andare persi senza una soluzione rapida.

I sindacati tedeschi non si oppongono del tutto. Stephan Soldanski, rappresentante di Osnabrück, ha aperto uno spiraglio interessante: produrre per una joint venture cinese va bene, basta mantenere il marchio Volkswagen sulle auto.

I costruttori cinesi finora hanno scelto altre strade. BYD ha puntato su Ungheria e Turchia. Leapmotor produce in Polonia, Chery in Spagna. Paesi con costi più bassi e sindacati meno potenti della Germania.

Le elezioni tedesche di febbraio potrebbero cambiare le carte in tavola. Il nuovo governo dovrà decidere: proteggere l’industria nazionale o aprirsi ai cinesi? Non si tratta solo di fabbriche e posti di lavoro. È in gioco il futuro dell’auto europea.

I vertici di Wolfsburg tengono aperte tutte le possibilità. La cessione completa di uno stabilimento non è esclusa. L’ipotesi più probabile resta quella di una joint venture: turni dedicati ai modelli cinesi, scambio di tecnologie, vantaggi per tutti.

Gli stabilimenti di Dresda e Osnabrück potrebbero aprire ad una sperimentazione che non fa felice nessuno, ma potrebbe salvare stabilimenti e lavoratori. Le linee di montaggio che hanno visto nascere generazioni di auto tedesche, si preparano a un futuro diverso. L’industria europea dell’auto deve cambiare per sopravvivere. Se questo significa aprirsi ai costruttori cinesi, Volkswagen sembra pronta a farlo. Forse a malincuore, ma l’alterrnativa è ancora peggiore.

Antonio Pinter

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