Un colosso automobilistico si trova a doversi difendere da un’accusa davvero pesante: un’ombra che intacca non poco la sua reputazione.
La reputazione non può che avere un’importanza vitale per ogni azienda che si rispetti, a maggior ragione in un’epoca come quella che stiamo vivendo in cui i social giocano un ruolo prioritario sul pensiero che abbiamo dei marchi. Esserne del tutto estranei resta impossibile per molti, al punto tale che finiamo per essere condizionati nella maggior parte delle azioni, comprese le scelte di acquisto in ogni ambito, da ciò che si dice su un determinato brand o marchio.
Nelle realtà più importanti al livello commerciale questo può avere un peso ancora più rilevante, non a caso, tanti scelgono di comprare un prodotto di un marchio con cui si sono trovati bene in passato, o al contrario, agiscono all’opposto quando hanno avuto un’esperienza negativa. Questo vale a maggior ragione quando siamo alle prese con un colosso automobilistico visto il prezzo delle auto moderne.
Quando si deve acquistare una nuova vettura si prendono certamente in considerazione esigenze e budget a disposizione, anche se spesso si riduce il range di scelta anche sulla base del marchio. Non tutti infatti sono disposti a cambiare quando si sono trovati bene con un’azienda, per questo tendono a ripetere l’esperienza.
Se invece il brand su cui si è indirizzati sta avendo problemi, come si agisce? In casi simili le decisioni possono essere evidentemente influenzate, in modo negativo ovviamente. Questo rischia di diventare il caso di un colosso automobilistico come Hyundai che si trova alle prese con un’imputazione davvero pesante da cui deve difendersi. I produttori coreani sono stati infatti citati in giudizio dal Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti con l’accusa di aver usufruito in modo chiaramente illegale del lavoro di minori in Alabama insieme a una società di ricambi per vetture e un dirigente di manodopera.
Presso il Tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Montgomery, in Alabama, è già stata depositata la denuncia, unita a un’ordinanza che obbliga le aziende a rinunciare a quanto guadagnato se in tribunale si dimostrasse la configurazione un reato di così grave entità. Una situazione spiacevole in cui nessun marchio vorrebbe ovviamente trovarsi.
La contestazione sarebbe emersa in seguito a un’indagine effettuata da Reuters nel 2022, secondo cui Hyundai avrebbe utilizzato per le sue operazioni in quel determinato stato americano ragazzini di soli 12 anni proprio in Alabama dove si trova uno degli stabilimenti più importanti. Qui, vengono infatti prodotte auto come la Santa Fe, la Tucson e la Santa Cruz. Peggio ancora, sulla base delle indagini effettuate un 13enne avrebbe lavorato fino a un massimo di 60 ore settimanali – quindi decisamente più di un adulto – sui macchinari che si occupano di trasformare in lamiera la carrozzeria delle vetture.
L’azienda ha comunque provato a difendersi sottolineando di avere chiesto ai collaboratori che si trovano in Alabama di eseguire verifiche per avere certezze su quanto sia accaduto. Hyundai al momento rigetta quindi le accuse che considera delle “calunnie” ma dovrà comunque difendersi da queste pesanti accuse: adesso la palla passa ai giudici che dovranno emanare un verdetto tenendo conto delle prove e delle testimonianze su questa spinosa situazione.
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