Un annuncio shock per chi ogni giorno si mette al volante. Il futuro dei carburanti tradizionali potrebbe riservare una sorpresa tutt’altro che gradita agli automobilisti italiani.
L’aria che tira non è delle migliori. Da tempo si parla di addio ai motori termici, eppure, proprio quando sembrava che il destino di benzina e gasolio fosse segnato, ecco che spunta una proposta destinata a far discutere. L’Unione Europea, alle prese con conti che non tornano e la necessità di trovare nuove risorse, starebbe pensando a una mossa che colpisce dritto dove fa più male.
Tanto per cambiare, l’obiettivo è il portafoglio di chi guida. In preparazione c’è una nuova accisa sui carburanti, una tassa che potrebbe scattare già dal 2027 e che rischia di trasformarsi in una vera stangata per milioni di automobilisti.
Allarme prezzo carburanti: l’annuncio getta nel panico gli automobilisti
Le cifre che circolano fanno tremare i polsi: si parla di aumenti fino a 50 centesimi al litro, sia per la benzina che per il gasolio. Una prospettiva che, se confermata, avrebbe un impatto immediato su chi usa l’auto ogni giorno, per lavoro o per necessità. Ma cosa c’è dietro questa scelta? E soprattutto, dove andrebbero a finire i soldi raccolti con questa nuova tassa?

Secondo quanto trapela dai corridoi della Commissione Europea, la proposta di introdurre una nuova accisa sui carburanti tradizionali non nasce da un improvviso slancio ambientalista, ma da esigenze di bilancio.
L’Unione, infatti, deve far fronte a spese crescenti e cerca nuove entrate per coprire i debiti accumulati, in particolare quelli legati al Recovery Fund. La misura, secondo le stime, potrebbe portare nelle casse comunitarie oltre 700 miliardi di euro tra il 2027 e il 2035. Una cifra enorme, che servirebbe a coprire i 30 miliardi di euro l’anno necessari per rimborsare i bond emessi negli ultimi anni e, in parte, a sostenere l’aumento delle spese militari.
Il meccanismo individuato per giustificare questo nuovo balzello è l’Ets 2, il sistema di compensazione delle emissioni di CO2 approvato due anni fa e pronto a entrare in vigore proprio nel 2027.
L’Ets 2, parte integrante del pacchetto Fit for 55, punta a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e coinvolge settori ad alto impatto come trasporti ed edilizia. In teoria, dovrebbe spingere verso una mobilità più pulita, scoraggiando l’uso dei carburanti fossili.
Ma, a ben vedere, i proventi di questa nuova tassa non sarebbero destinati a finanziare iniziative “green” o a sostenere la transizione ecologica. Al contrario, finirebbero per tappare i buchi di bilancio e coprire spese di tutt’altro genere.
Per chi ogni giorno si trova a fare i conti con il pieno, la prospettiva è chiara: dal 2027, fare rifornimento potrebbe costare molto di più. E tutto per tappare i buchi di Bruxelles, con la scusa dell’ecologia.