Sulle autostrade italiane c’è un dettaglio che pochi notano, ma che mette a rischio la sicurezza di tutti. Ecco cosa succede e cosa si dovrebbe fare.
Provate a percorrere un’autostrada straniera, per esempio francese e scoprirete qualcosa che vi sorprenderà: una realtà molto diversa da quella italiana. In molti tratti anche trovare una semplice lattina di birra si è rivela impossibile. In Francia, la vendita di alcolici in autostrada è vietata in modo netto: dalle 18 alle 8, niente vino, niente birra, solo versioni analcoliche sugli scaffali.
Si tratta di una scelta precisa, che nel sud del Paese diventa ancora più severa. E in Italia? La situazione è meno chiara, ma non meno delicata. Da anni i superalcolici sono spariti quasi ovunque nelle nostre aree di servizio, una decisione presa già nel 2007 da Autogrill, poi rafforzata dalla legge 120 del 2010. La somministrazione di superalcolici è vietata sempre, mentre la vendita per asporto è bloccata di notte, dalle 22 alle 6. Ma vino e birra resistono, disponibili al banco e sugli scaffali, con il solo limite della somministrazione sospesa tra le 2 e le 6 del mattino.
Il nodo sicurezza sulle autostrade
La domanda sorge, come si suol dire, spontanea: ha ancora senso lasciare vino, birra e prosecco a portata di mano degli automobilisti in viaggio? I dati, quelli veri, parlano chiaro e fanno riflettere. Secondo il Ministero della Salute, nel 2024 gli incidenti stradali con lesioni legati all’alcol rappresentano poco meno del 9% del totale.

Se si guarda ai giovani tra i 18 e i 24 anni, il dato è ancora più allarmante e la percentuale sale al 20%. Uno su cinque. Numeri che non lasciano spazio a dubbi: l’alcol alla guida resta un pericolo concreto. I suoi effetti sono noti: rallenta i riflessi, altera la percezione delle distanze, porta a scelte più rischiose e meno lucide. Eppure, basta un’occhiata agli scaffali delle aree di servizio per capire che la tentazione è sempre dietro l’angolo.
Il divieto assoluto per i superalcolici è ormai realtà, ma per vino e birra la situazione resta ambigua. Certo, chi vuole bere può portarsi bottiglie da casa, nessuno lo vieta. Ma vedere le offerte in bella vista, magari durante una pausa, può spingere anche chi non ci aveva pensato a concedersi un bicchiere di troppo. E qui il confine tra libertà personale e sicurezza collettiva si fa sottile.
In definitiva, la domanda resta aperta: togliere del tutto vino e birra dalle aree di servizio servirebbe davvero a ridurre gli incidenti? Oppure si rischierebbe solo di spostare il problema altrove? Di certo, sulle autostrade italiane la sicurezza non è mai garantita al cento per cento, e ogni scelta pesa. È importante che ognuno di noi faccia quella giusta, in presenza o in assenza di regolamenti.