Un gioiello d’argento del motorsport sta per tornare sotto i riflettori, sarà quasi sicuramente record. Non più di velocità, ma di prezzo
Le grandi storie dell’automobilismo non finiscono mai. Esaurita la loro storia in pista, tornano come memoria, patrimonio storico, leggenda vera e propria. Questa volta i riflettori si accendono su una Mercedes W196R, rimasta nascosta per quasi sessant’anni in un museo. Il suo soprannome era “Stromlinienwagen”, parola che ne descrive le forme affusolate, disegnate per fendere l’aria come un proiettile d’argento.
Sono due le leggende del volante che l’hanno impugnata sulle piste, imprimendo la loro impronta nella storia dell’automobilismo: Juan Manuel Fangio e Stirling Moss. Dal suo lungo letargo sta per risvegliarsi, pronta per una nuova, incredibile avventura. Il mondo degli appassionati trattiene il fiato.
Una storia che vale oro
Le previsioni parlano di oltre 50 milioni di euro. Il telaio numero 00009/54 è stato protagonista ricordi indelebili delle corse anni ’50. Nel gennaio 1955, questa W196R debuttò trionfalmente a Buenos Aires: pole position e vittoria con el Caudillo Fangio al volante. Pochi mesi dopo, tra le curve veloci dell‘autodromo di Monza, il giovane Stirling Moss firmò il giro più veloce della gara.
Numeri da capogiro per l’epoca: un motore otto cilindri in linea da 2.5 litri che sviluppava 290 cavalli. La potenza, unita a una carrozzeria studiata in galleria del vento, permetteva di sfiorare i 300 chilometri orari. Velocità impensabili per quegli anni, quando le auto normali arrancavano a malapena oltre i 100 all’ora.
L’appuntamento con la storia è fissato per il primo febbraio 2025. Il Museo Mercedes-Benz di Stoccarda aprirà le porte a collezionisti e appassionati per un’asta destinata a entrare negli annali. La W196R rappresenta molto più di una semplice auto da competizione: simboleggia il ritorno trionfale della casa tedesca nelle corse dopo il silenzio del dopoguerra. Un rientro in grande stile, puntando tutto sulla tecnologia più avanzata dell’epoca.
Le innovazioni introdotte da questa vettura hanno lasciato un segno profondo nell’evoluzione dell’automobile. La sua influenza è riemersa nel 1981, quando Mercedes presentò al Salone di Francoforte la concept car “Auto 2000”. Le forme aerodinamiche, lo studio maniacale dei flussi d’aria, l’attenzione ossessiva per i dettagli: tutto ricordava quella W196R che aveva dominato le piste vent’anni prima.
Gli esperti concordano: questa non è solo un’auto da collezione. È un pezzo di storia dell’ingegneria automobilistica, testimone di un’epoca in cui il genio umano sfidava i limiti della tecnologia disponibile. La sua importanza non è e non può essere soltanto economica: questo siluro d’argento rappresenta un momento cruciale nell’evoluzione del motorsport, quando le corse non erano solo spettacolo per sponsor, ma battaglia di cuori, di cervelli, di eroi del volante e del tecnigrafo.