Europa sconvolta. La decisione è inevitabile. Un altro gigante delle auto vende ai cinesi. Ecco quale.
Che piaccia o no agli occidentali e a parte degli asiatici la Cina impera e anche se il suo Pil nel 2024 è aumentato “soltanto” del 5%, ovvero una del percentuali più basse degli ultimi decenni, la sua crescita è evidente e fa paura. Buona parte della componentistica elettronica è nelle mani del Dragone, ragion per cui nessuno riesce a stare al suo passo per quanto riguarda la produzione di veicoli a zero emissione che, a Pechino, hanno ormai superato gli endotermici.
A fronte di una situazione tanto delicata le strategie operate dai concorrenti sono la più disparate, c’è chi fa fusioni con altre aziende per dare vita a poli più forti sul mercato, chi al contrario studia tecnologie alternative alle batterie al litio, e chi invece addirittura pensa ad unirsi con il “nemico” in modo da riuscire a sopravvivere. Quest’ultima opzione è stata la prescelta di un noto produttore tedesco che, in crisi, starebbe provando come ultima ratio a cedere quote ai cinesi.
Volkswagen starebbe per diventare cinese, la conferma arriverà a breve
La Casa in questione è la Volkswagen che, stando a quanto riferito dall’agenzia Reuters, sarebbe in procinto di stringere un accordo con con i cinesi per salvare gli stabilimenti di Dresda e scongiurare il licenziamento dei 340 lavoratori impegnati nella realizzazione della ID.3, oltre a quelli di Osnabruck dove fino al 2027 si produrrà la T-Roc Cabrio. Qualora l’operazione dovesse andare in porto ci troveremmo davanti ad un vero e proprio do ut des.
In cambio del salvataggio, in Oriente festeggerebbero infatti un altro passo verso la conquista dell’Europa. Quella che starebbero per mettere in atto a Wolfsburg non è nulla di inedito visto che, ad esempio, il colosso Byd ha già messo le basi in Turchia e in Ungheria e nei mesi scorsi si era vociferato di un possibile avvicinamento tra la NIO e la Audi per l’acquisizione della fabbrica di Bruxelles.
Dell’ipotesi hanno parlato anche i sindacati i quali si sono detti favorevoli, ma a due condizioni: che l’abbraccio avvenga con marchi con cui già è attiva una joint venture e che non si perda il logo sulla carrozzeria, il tutto per un ritorno economico che dovrebbe aggirarsi tra i 100 e i 300 milioni di euro. La prima data utile per scoprire se ciò accadrà è il prossimo 23 febbraio.