Assurdo ma vero, queste due Fiat compiono davvero 30 anni nel 2025: ancora vanno nell’usato

Trent’anni e non sentirli.  Due Fiat stanno per raggiungere un traguardo che fa riflettere, eppure continuano a circolare sulle nostre strade

Quando uscirono nel 1995, nessuno immaginava che nel 2025 avremmo ancora parlato di loro. Fiat aveva lanciato una scommessa: due auto con la stessa meccanica e due carrozzerie diverse. La Bravo, sportiva e compatta con tre porte. La Brava, più elegante e spaziosa con cinque. Una scelta che piacque subito agli italiani.

Il design colpì tutti. Niente spigoli, solo curve morbide. Fari a goccia, coda alta, linee tondeggianti. Si distinguevano nel traffico come un abito colorato in mezzo a tante giacche grigie. Gli interni non erano da meno: plancia avvolgente, sedili comodi, tutto a portata di mano.

Due grandi Fiat a confronto con le rivali europee

Le concorrenti però non scherzavano. La Golf di terza generazione dominava il mercato con la sua solidità tedesca. L’Astra F puntava tutto sulla praticità quotidiana. Le Fiat non vincevano in tutto, certo. La Golf era più solida. L’Astra aveva più spazio per i bagagli.

Fiat 30 anni
Bravo e Brava, trent’anni e non sentirli (stellantis) – derapateallaguida.it

Le italiane avevano però quel tocco in più nel design che è rimasto la loro forza: sapevano essere moderne e insieme curiose.

I motori? Ce n’era per tutti i gusti. Dal tranquillo 1.4 da 80 cavalli al brillante 2.0 HGT da 147. Quest’ultimo faceva scattare la Bravo da 0 a 100 in poco più di 8 secondi. Niente male per quei tempi.

La Golf rispondeva a modo suo con il potente VR6 da 174 cavalli: una categoria a sé e un vero fulmine in autostrada. L’Astra si accontentava di motori meno potenti ma affidabili.

Oggi queste Fiat hanno quasi trent’anni sulle spalle. Le vedi ancora in giro, spesso un po’ malconce. Vernice sbiadita, qualche ammaccatura, interni vissuti. Eppure riconoscibili al primo sguardo.

Nel mercato dell’usato costano pochissimo: con 500-1000 euro porti a casa una Bravo o Brava in condizioni decenti. Solo le versioni HGT ben conservate valgono qualcosa di più.

I difetti? Dopo trent’anni sono inevitabili. La ruggine attacca i passaruota come un predatore. I motori consumano più delle auto moderne. Gli interni in plastica si rovinano, soprattutto se esposti al sole per anni.

I pregi? Sono semplici da riparare. I ricambi si trovano ancora nei demolitori. Qualsiasi meccanico sa come sistemarle senza computer diagnostici. E poi hanno un fascino speciale, quello delle cose che hanno fatto parte della vita quotidiana di tanti italiani.

Trent’anni sono un’eternità per un’automobile. La maggior parte finisce alla pressa molto prima. Le Bravo e Brava invece resistono, due auto partite senza troppe pretese ma che dimostrano una resistenza eroica.

Non sono ancora auto d’epoca ufficiali: sono in quella terra di mezzo tra il vecchio e il classico che i collezionisti chiamano “youngtimer” un ponte tra il passato prossimo e la storia.

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