Auto a benzina e diesel, nuova manovra del Governo: adesso rischiano di sparire

La nuova manovra del governo mette in ginocchio diesel e benzina: rischiano di scomparire, ecco cosa sta succedendo. 

La sostenibilità ambientale è diventato un requisito fondamentale per l’agenda politica odierna, e in questo senso l’industria dei motori gioca un ruolo fondamentale nell’abbassamento dei livelli d’inquinamento dell’aria. Le istituzioni spingono verso un utilizzo sempre più diffuso dell’elettrico in modo da raggiungere presto il traguardo delle zero emissioni, e anche le normative vanno in questa direzione.

Anche l’Italia è impegnata su questo fronte, come dimostrano gli incentivi che il governo ha messo a disposizione per l’acquisto di auto a batteria. Non sono però le uniche misure che ha effettuato per convincere sempre più persone ad abbandonare i cari carburanti tradizionali.

Nelle ultime settimane ha destato scalpore la notizia di un livellamento delle accise di benzina e diesel, e dunque l’aumento dei prezzi del gasolio al distributore. La notizia era stata accolta con grande preoccupazione dagli automobilisti, ma il governo si era difeso facendo riferimento proprio al fatto che in entrambi i casi si tratta di sostante ritenute dannose per l’ambiente in egual modo, considerando dunque legittimo che vengano trattate allo stesso modo anche dal punto di vista della tassazione. Ora dalla nuova manovra arriva da parte del goveno una nuova mazzata a diesel e benzina.

Diesel e benzina, la nuova misura è una mazzata per le auto aziendali

Il governo ha infatti deciso di aumentare le tasse per quanto riguarda le auto a diesel e benzina ad uso aziendale. I veicoli che verranno assegnate ai dipendenti sia per uso lavorativo che privato subiranno un aumento delle imposte con l’intento di aiutare a raggiungere l’obbiettivo di ridurre di 3,5 miliardi i sussidi dannosi per l’ambiente entro il 2035.

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Diesel e benzina, la nuova misura è una mazzata per le auto aziendali – derapate.allaguida.it

Con la nuova manovra a partire dal 2025 è prevista una quota fissa “del 50% dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio desumibile dalle tabelle nazionali” contro il 20% per i veicoli ibridi plug-in e il 10% per le elettriche. Appare chiara l’intenzione di disincentivare le aziende e i dipendenti dall’utilizzo di automobili a motore tradizionale. Anche questa decisione è destinata a far discutere, visto che questa decisione prevederà costi in più ed andrà ad incidere sulla tassazione Irpef e dei contributi sulle retribuzioni dei lavoratori.

Queste misure mettono certamente in ginocchio questo tipo di motorizzazioni, il futuro è sempre più in bilico, vista anche le normative continentali che spingono verso un utilizzo dei veicoli sostenibili.

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