Terremoto travolge il sistema degli autovelox in Italia, iniziano i sequestri di quelli considerati non conformi alla normativa vigente
Il nemico numero uno di tutti gli automobilisti del mondo sono certamente gli autovelox. Quelle colonnine arancioni posizionate lungo il ciglio delle strade o quelle telecamere montate sopra i tralicci delle consolari italiane hanno come obiettivo quello di ridurre la velocità delle automobili che transitano in quel tratto di carreggiata, diminuendo il numero di incidenti e aumentare la sicurezza stradale, o almeno quello dovrebbe essere l’intento ufficiale di chi ne autorizza l’installazione.
Molti automobilisti, però, ne criticano il vero fine del loro utilizzo, ossia quello unico di fare cassa per le entrate comunali e di mettere in secondo piano il discorso della sicurezza stradale. Ma qualche novità si sta muovendo nel complesso mondo dei misuratori della velocità. Infatti sembra che sia in corso una vera e propria rivoluzione di questi strumenti radar, con i primi sequestri e sigilli applicati su una serie di autovelox considerati non più a norma.
Nuova inchiesta contro gli autovelox illegittimi
Un’ennesima bufera travolge i tanto odiati strumenti di rilevazione della velocità stradale. Dopo il disegno di legge tanto voluto dal ministro Salvini sulla regolamentazione degli autovelox e della loro applicazione, successivamente è arrivata la sentenza della Cassazione numero 10105/2024, in cui si specificava come gli apparecchi destinati al monitoraggio della velocità dovessero essere per forza non solo approvati ma anche omologati per poter essere utilizzati lungo le strade italiane.
Ad aggiungere benzina sul fuoco, ci si è messo anche il Giudice per le indagini preliminari di Cosenza. Nell’occhio del ciclone sono finiti, infatti, gli autovelox del modello “T-Exspeed V2.0”. Secondo quanto riportato dalla Procura di Cosenza, molti di questi apparecchi non risultano conformi a quanto dettato dalla normativa vigente e, di conseguenza, risultano non legittimati a sanzionare i veicoli fotografati lungo il percorso in cui sono stati installati. Pare che l’inchiesta potrebbe estendersi anche ad altri comuni che hanno adottato il medesimo autovelox.
Da quanto trapela dall’indagine in corso, il “prototipo depositato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è risultato differente dalla versione modificata che la società ha fornito, in un secondo momento, ai Comuni“, con il legale rappresentante della società appaltatrice è stato denunciato per frode nella pubblica fornitura. Il Codacons spiega come le contravvenzioni già pagate non potranno essere impugnate, a differenza delle altre che potranno essere contestate. Per conoscere se l’autovelox sia a norma, bisogna presentare istanza d’accesso presso il comune dove è installato l’apparecchio.