Ogni giorno gli automobilisti sono preoccupati dagli autovelox e dal loro funzionamento. Ce ne sono di diversi, ma qual è il più pericoloso?
Ormai da anni, lungo le strade, automobilisti e motociclisti trovano spesso degli autovelox. Servono, di norma, a sanzionare gli eccessi di velocità. Non sempre, infatti, possono esserci delle pattuglie a sorvegliare e la presenza degli autovelox porta tutti a essere più prudenti. Tuttavia, ci sono delle norme da seguire affinché possano essere applicati e che tutelano anche gli automobilisti. Ci sono diverse tipologie di autovelox e varia anche il loro funzionamento. In base a questi tipi, variano poi anche le normative che ne regolano l’utilizzo, per garantire così che le sanzioni siano giuste per tutti e non mere raccolte fondi per le amministrazioni locali.
Innanzitutto, per garantire la sicurezza stradali gli autovelox vanno posizionati in modo ben preciso: la presenza deve essere segnalata con cartelli stradali precedentemente. I conducenti devono avere il tempo di ridurre la velocità in modo graduale, così da evitare frenate improvvise, che potrebbero causare incidenti. Tuttavia, la segnalazione non può essere distante più di quattro chilometri dalla posizione dell’autovelox. Inoltre, questi dispositivi devono essere omologati e tarati in maniera corretta, così da garantire la precisione delle rilevazioni. Nel caso in cui si trattasse di autovelox mobili, la legge prevede che sia obbligatoria la presenza di una pattuglia, così che si possano contestare immediatamente le infrazioni, volendo.
Ci sono però, come dicevamo, diversi tipi di autovelox. Uno di questi è il “Velo Ok”, diffuso nelle strade italiane e riconoscibile per il colore arancione. Sono probabilmente quelli che si incontrano più frequentemente, ma quando saprete a cosa servono resterete a bocca aperta e vi stupirete di quante volte vi siete preoccupati.
Autovelox arancioni o blu: le differenze
I “Velo Ok”, ovvero i dispositivi arancioni che si trovano spesso lungo strade urbane ed extraurbane, sono spesso in realtà involucri in plastica cilindrica dotati di un oblò, progettati per ospitare eventualmente un autovelox. Tuttavia, quasi mai contengono realmente un autovelox. Spesso, anzi, fungono solo da dissuasori per portare i conducenti a ridurre la velocità. Affinché le multe erogate tramite questi dispositivi siano legittime, bisogna che ci sia una pattuglia nelle immediate vicinanze, soprattutto quando il Velo Ok si trova su strade urbane e su strade extraurbane secondarie.
Attenzione però, oltre ai Velo Ok, sulle strade italiane ci sono anche gli autovelox di colore blu, di forma squadrata e realizzati in metallo. Questi, a differenza dei Velo Ok, hanno apparecchiature autovelox fisse, con tecnologia laser e telecamere digitali a infrarossi per riconoscere le targhe. Sono operativi sia di giorno che di notte e possono essere gestiti da remoto, così da permettere la contestazione immediata delle infrazioni da parte di una pattuglia posizionata lì vicino. Oltre a rilevare la velocità, questi box possono ospitare anche il Targa System, ovvero un sistema che verifica sempre la copertura assicurativa, la revisione e se il mezzo è rubato o sottoposto a sequestro.
In ogni caso, l’uso degli autovelox in Italia è regolamentato da una serie di normative precise, che servono a dare garanzie ai conducenti e allo stesso tempo a mantenere la sicurezza stradale. Le sanzioni devono essere giuste e legittime. Ricapitolando: tutti devono essere segnalati adeguatamente, in alcuni casi deve esserci la presenza di pattuglie nelle vicinanze e non tutti sono effettivamente attivi.