Arriva una mazzata per chi utilizza le auto diesel, tutta la convenienza di questi mezzi rischia di scomparire.
Nell’industria odierna istituzioni e aziende incentivano all’acquisto di auto elettriche, che dovrebbero rappresentare a tutti gli effetti il futuro sostenibile dell’automotive. Eppure, i modelli a zero emissioni continuano a faticare, soprattutto per un discorso di convenienza generale: tempistiche di ricarica troppo lunghe, autonomia limitata e soprattutto costi di acquisto più elevati sono un forte disincentivo per i clienti.
Per questo sono ancora moltissimi coloro che scelgono di affidarsi ancora ai “vecchi” diesel, e che vorrebbero continuare a puntare su questo carburante anche per il futuro (in questo senso anche l’Unione Europea ha avuto da più fronti richieste di abbandonare l’idea di fermare la produzione di auto a motore tradizionale entro il 2035).
Il motivo è presto detto: una convenienza sia dal punto di vista del prezzo d’acquisto dell’automobile, nettamente inferiore rispetto a quello delle zero emissioni, ma anche dal punto di vista dei consumi ridotti a fronte delle valide prestazioni che questo tipo di motorizzazione è in grado di garantire. Presto però le cose potrebbero cambiare: chi ha scelto i motori diesel per motivazioni di tipo economico potrebbe perdere parte dei vantaggi molto presto. La notizia è una vera mazzata.
Diesel, costi in aumento: che mazzata per gli automobilisti
Il governo infatti sembrerebbe intenzionato a riallineare le accise dei carburanti nell’ambito della manovra relativa ai “Sussidi ambientalmente dannosi” (SAD) che dovrebbe essere predisposta entro il 2025. Se questi propositi venissero confermati, questo si tradurrebbe in importanti aumenti sul prezzo del diesel. In alcune zone del nostro paese, questo potrebbe salire sino a raggiungere addirittura quello della benzina.
Oggi diesel e benzina hanno una diversa tassazione (0,6174 al litro contro 0,7284) ma sono entrambi ugualmente considerati dannosi per l’ambiente. L’idea del ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin sarebbe quella di uniformare le accise. Una manovra che porterebbe oltre 2 miliardi nelle casse statali, ma che rischia di essere se confermata un’ulteriore mazzata per gli automobilisti e non solo.
Il diesel è utilizzato molto nel settore dei trasporti, così come in quello agricolo, e questo rischia di avere effetti indiretti anche su chi non utilizza personalmente il motore diesel. I costi aumenterebbero infatti sino al 10/15% e finirebbero tutti sulle spalle del consumatore finale. Le associazioni a tutela dei consumatori hanno già fatto presente il problema e si sono già schierate contro la misura pensata dal governo Meloni.