La verità dietro la produzione dei motori Fiat: non solo Italia, ma una rete globale che include diversi paesi europei e non
Quando si pensa a Fiat, il primo pensiero va alle strade italiane, al fascino delle città storiche e al rombo dei motori che sembrano incarnare l’essenza stessa del Made in Italy. Ma quanto di tutto ciò è realmente fedele alla narrazione che ci accompagna da decenni? La Fiat, simbolo dell’industria automobilistica italiana, è ancora ancorata esclusivamente al territorio nazionale oppure il concetto di “italianità” ha assunto una sfumatura più globale?
La realtà è che i tempi cambiano e, con essi, anche le strategie industriali. Fiat, oggi parte del colosso Stellantis, ha abbracciato una visione ben più ampia rispetto ai confini italiani. Dietro al mito del Made in Italy si cela una rete produttiva che spazia in diversi continenti. Questo non significa che l’eccellenza si sia persa per strada, ma che il DNA Fiat è stato integrato in una dimensione internazionale, dove efficienza, innovazione e adattamento ai mercati locali giocano un ruolo centrale.
La globalizzazione della produzione Fiat
Fiat non produce più i suoi motori esclusivamente in Italia, e la sua produzione si estende ormai ben oltre i confini europei. Sebbene gli stabilimenti italiani continuino a ricoprire un ruolo strategico per alcuni modelli iconici, negli ultimi anni si è assistito a una crescente delocalizzazione. Questa scelta non è solo frutto della fusione con il gruppo PSA, ma anche di un’espansione che mira a presidiare mercati strategici come l’America Latina, l’Africa e l’Asia.
In Brasile, ad esempio, Fiat è ormai un pilastro del mercato automobilistico. Nel 2023, il brand ha registrato il 21,8% delle vendite nel Paese, consolidando la sua posizione di leadership. E non è un caso: lo stabilimento di Betim, uno dei più grandi del gruppo Stellantis, è il cuore pulsante della produzione di motori Firefly Turbo (conosciuti anche come GSE, Global Small Engine), che alimentano molti dei modelli venduti non solo in Sud America ma anche altrove.
Vediamo ora, nel dettaglio, gli stabilimenti fuori dall’Italia dove vengono prodotti i motori Fiat, sottolineando il contributo di ciascuna struttura alla gamma attuale del marchio:
- Stabilimento di Betim (Brasile): Questo sito è dedicato alla produzione della famiglia dei motori Firefly Turbo. Parliamo di unità T3 da 1 litro e T4 da 1,3 e 1,5 litri, tutte dotate di tecnologia MultiAir, che migliorano l’efficienza e riducono le emissioni. Questi motori rappresentano il cuore pulsante di modelli diffusi sia in America Latina che in Europa.
- Stabilimento di Szentgotthard (Ungheria): Qui vengono assemblati motori a combustione da 1,2 litri a 3 cilindri turbo e da 1,6 litri a 4 cilindri, utilizzati in vari modelli Stellantis. Inoltre, dal 2024, questo stabilimento si prepara a una svolta tecnologica con la produzione di moduli di propulsione elettrica EDM 3 in 1, progettati per le nuove piattaforme STLA destinate alle auto elettriche.
- Stabilimento di Trémery (Francia): Questo sito si distingue per la produzione dell’Emotors M3, il primo motore elettrico della gamma Stellantis da 400V, e di trasmissioni eDCT, che includono opzioni Mild Hybrid e Plug-in Hybrid. Oltre a ciò, qui vengono prodotti i motori PureTech Turbo da 1,2 litri, impiegati in diversi modelli Fiat come la Nuova Fiat 600 Hybrid.
- Stabilimento di Changsha (Cina): In collaborazione con GAC-FCA, questa fabbrica è focalizzata sulla produzione dei motori FireFly per i modelli venduti sul mercato cinese. Una scelta strategica che risponde alla crescente domanda di vetture compatte ed efficienti in Asia.
Nonostante questa espansione globale, gli stabilimenti italiani rimangono una parte cruciale della produzione Fiat. Da Pomigliano d’Arco a Termoli, le fabbriche italiane continuano a sfornare motori e vetture che incarnano l’innovazione e il design per cui Fiat è conosciuta. Tuttavia, il peso specifico di queste strutture si è inevitabilmente ridimensionato a fronte di un mercato sempre più competitivo e interconnesso.