Una piccola elettrica che promette di semplificare la città: la chiamano, per ora, Dacia Evader. Arriverà nel 2026, con l’idea di tenere i costi al guinzaglio e le ansie da ricarica al minimo. La curiosità è alta, i dettagli ancora pochi: ed è proprio qui che inizia il gioco.
Il progetto nasce in casa Renault Group con un obiettivo chiaro: riportare senso e misura nella mobilità urbana. Se ne parla come Dacia Evader, ma il nome non è stato ancora confermato ufficialmente. La stampa specializzata, HDmotori compreso, la descrive come una citycar elettrica fortemente derivata dalla nuova Renault Twingo, attesa nella seconda metà del 2026. Il filo conduttore è quello di sempre per Dacia: concretezza, semplicità, prezzi accessibili.
Il collegamento con Twingo è il dettaglio più solido. Renault ha presentato nel 2023 una Twingo elettrica “di ritorno” con target di costo sotto i 20.000 euro e consumo obiettivo intorno a 10 kWh/100 km (fonte: Renault Group, Capital Market Day 2023). È verosimile che la “Dacia gemella” condivida logica progettuale, layout cittadino e molti componenti. Piattaforma? Potrebbe essere la stessa base dedicata alle piccole EV del gruppo (spesso indicata come AmpR Small, ex CMF-BEV), ma non c’è conferma formale.
Dimensioni e funzionalità restano coperte. È ragionevole aspettarsi un ingombro da A-segment con quattro posti reali, seduta alta, ottimo raggio di sterzata e interni essenziali ma robusti. La normativa europea imporrà gli ADAS minimi (frenata automatica, assistente velocità, avviso stanchezza), quindi la dotazione di sicurezza non mancherà. Su batteria e autonomia non esistono dati ufficiali: una stima prudente per una citycar razionale va tra 200 e 300 km WLTP se il pacco si colloca nell’ordine dei 30–40 kWh. Sono ipotesi, non schede tecniche.
E qui entra il punto che stuzzica di più. Dacia spingerà sul “basso costo” senza maquillage: pochi fronzoli, tanta sostanza. Il possibile prezzo d’attacco? Sotto i 20.000 euro prima degli incentivi è la soglia psicologica indicata dalla “sorella” Twingo; Dacia potrebbe scendere ancora lavorando su semplificazione, materiali onesti e prestazioni tarate sull’uso urbano. Anche la ricarica seguirà questa logica: AC generosa per il box di casa (7–11 kW è lo standard del segmento), DC veloce sì, ma probabilmente con potenze contenute per tagliare i costi. Dettagli da confermare.
Una piccola EV ben pensata cambia la routine più della scheda tecnica. Penso a chi vive tra ZTL, strisce blu e rampe strette: un’auto corta, con buoni sensori e tempi di ricarica prevedibili, vale oro. Le flotte di car sharing cercano proprio questo equilibrio. Le famiglie che hanno già un’auto termica potrebbero usarla come seconda vettura “tuttofare da città”. E i neopatentati? Con un’erogazione dolce e controlli elettronici completi, l’apprendimento è più sereno.
Due dati che aiutano a inquadrare il contesto: in Europa la maggior parte degli spostamenti quotidiani resta su percorrenze brevi, tipicamente urbane; e la ricarica domestica copre la quota principale dei “pieni” per chi ha un posto auto. Tradotto: una citycar elettrica economica ha senso se mantiene consumi bassi, costi fissi sotto controllo e un infotainment senza distrazioni. Dacia, storicamente, sa come togliere il superfluo e tenere il valore.
Resta l’incognita del nome – Evader potrebbe cambiare – e delle specifiche finali. Ma l’idea è chiara: riportare l’elettrico dove rende di più, nei tragitti veri di tutti i giorni. Vi piace pensare a una piccola silenziosa che scivola tra i portoni all’alba, parcheggia in un fazzoletto e si ricarica mentre dormite? Forse la città che immaginiamo comincia proprio da qui.
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