Dalla Francia il motore alternativo all’elettrico: fa oltre 700 CV e mette in crisi anche quello di una Lamborghini

Un prototipo francese mette l’elettrico all’angolo con un nuovo carburante: oltre 700 CV, 9.000 giri e il sound pieno di un vero motore da corsa.

L’idrogeno sembrava aver perso il treno. Troppo caro da produrre in modo pulito, complicato da stoccare, con infrastrutture scarse e una fama di pericolosità che non aiuta. Eppure c’è chi ha deciso di ribaltare il copione. Parliamo di Alpine, che ha usato il palcoscenico del Salone di Parigi 2024 per far ruggire un’idea diversa dal solito: non celle a combustibile silenziose e radiatori giganti, ma un termico vero che brucia idrogeno e fa vibrare l’aria come una racecar.

Il progetto nasce per le corse, ma manda un segnale più ampio: la prestazione non è un tabù nella transizione. Il contesto, però, resta quello di un combustibile complesso: produzione spesso “sporca”, logistica pesante, serbatoi costosi e pressioni elevate, rischi di perdite. Ostacoli concreti, che negli ultimi anni hanno spinto costruttori e mercato verso elettrico e biofuel. In questo quadro, l’operazione Alpine non è nostalgia: è strategia, tecnica e posizionamento in vista di regolamenti sportivi più severi sulle emissioni.

Motore a idrogeno da oltre 700 CV: come funziona e perché conta

Il cuore è l’Hy6, un V6 3.5 biturbo a combustione d’idrogeno sviluppato per il prototipo Alpenglow. La scheda tecnica ha il pregio della chiarezza: circa 740 CV, regime fino a 9.000 giri e tre serbatoi da 2,1 kg ciascuno per alimentarlo. Il trucco sta nell’architettura di combustione: c’è una pre-camera che consente di gestire la pressione e l’innesco prima dell’immissione in camera principale, così da ottenere stabilità e rendimento con un gas leggerissimo e reattivo.

Addio elettrico Francia
Motore a idrogeno da oltre 700 CV derapateallaguida.it

Risultato: risposta piena, rumore e vibrazioni “buone” da motore sportivo, senza l’ingombro di radiatori extralarge tipico delle celle a combustibile pensate per i track day. È un modo per dire che il piacere meccanico non deve per forza scomparire.

La prima passerella pubblica fuori dalla Francia è arrivata a Goodwood, nell’anno del 70° anniversario del marchio: scelta simbolica ma lucida. Il messaggio va dritto verso i tavoli di chi scrive le regole: se Formula 1 e Le Mans punteranno forte su sostenibilità e carbon neutrality, Alpine è pronta con una via che non sacrifica identità sonora e sensoriale del motorsport. Non è una soluzione definitiva, è un capitolo credibile.

Resta il nodo della filiera. L’idrogeno “grigio, marrone e nero” costa poco ma nasce da processi che emettono CO₂: così si perde il vantaggio ambientale alla fonte. L’alternativa è spingere su “verde” e “blu”: il primo prodotto con rinnovabili, il secondo associato alla cattura delle emissioni dal gas naturale.

In sintesi: l’idrogeno non è tornato per caso. È tornato urlando, con un V6 che gira alto, passa dalla teoria alla pista e mette in difficoltà i luoghi comuni. La sfida non è vinta: produzione pulita e infrastrutture decidono tutto. Ma se il motorsport serve a sperimentare, Alpine ha messo un punto esclamativo: prestazione, emozione e obiettivo emissioni possono convivere. Ora tocca all’ecosistema fare il resto.

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