Non è lei la F1 più costosa della storia. Che beffa per la Ferrari. Il suo prezzo fa restare a bocca aperta.
Quando si parla di F1 il primo marchio che viene in mente è Ferrari. Ciò non vale soltanto per gli italiani che potrebbero essere spinti da spirito patriottico, ma un po’ per tutti e anche a ragione. Nessuna Casa automobilistica, infatti, ha partecipato a più campionati del mondo del Cavallino, presente sin dalla prima edizione del 1950. Eppure, e questo dato potrebbe sorprendere, la monoposto più costosa della storia non è stata realizzata a Maranello.
Prima di svelare quale bolide è stato in grado di battere la Rossa, diciamo che la cifra a cui è stato battuto nel corso di un’asta privata svoltasi in un luogo molto speciale e organizzata dalla RM Sotheby’s ha toccato l’impressionante quota di 51.155.000 di euro. In molti si staranno chiedendo come abbia fatto a raggiungere un valore del genere. Semplice, la vettura ha corso agli albori della disciplina nel 1954 e nel 1955 ed è stata guidata due piloti tra i più famosi e apprezzati di tutti i tempi.
E’ ufficiale, la Mercedes-Benz W 196 R Streamliner sul podio delle auto più care di sempre
Da poche ore la Mercedes-Benz W 196 R Streamliner può godere di un titolo prestigioso quasi quanto quello che in pista ha saputo conquistare grazie all’abilità di due mostri sacri come Juan Manuel Fangio e Stirling Moss. Le perla tedesca è diventata ufficialmente la seconda vettura più preziosa dopo un’altra Mercedes, la 300 SLR Uhlenhaut Coupé del 1995 venduta per 135 milioni di euro.
Il merito è di alcune sue caratteristiche all’avanguardia, come la carrozzeria aerodinamica chiusa, studiata ad hoc per primeggiare su tracciati impegnativi come Reims e Monza, il telaio tubolare, le linee avvolgenti per ridurre il drag, i passaruota carenati e i materiali utilizzati, come la lega di magnesio ultraleggera che poi verrà adottata anche da altri produttori proprio per la sua efficacia nell’alleggerire la scocca.
In grado di superare i 300 km/h, un vero record per l’epoca, da quanto si apprende, inizialmente era equipaggiata con un propulsore 3.0, poi sostituito con un 2.5. Donata nel 1965 dalla Casa della Stella al Museo dell’Indianapolis Motor Speedway, da cui è uscita soltanto per due concorsi a Pebble Beach e Amelia Island, è tornata a mostrarsi in pubblico grazie a questa vendita all’incanto che si è tenuta al museo del marchio a Stoccarda.