Formula 1, ecco il calendario dei test 2026

Il 2026 della Formula 1 comincia prima dell’alba: box che si aprono nel freddo di Montmeló, meccanici con le mani nere di nastro e carbonio, ingegneri che sussurrano numeri. È qui che una stagione prende ritmo, curva dopo curva, prima ancora della prima bandiera verde.

La natura dei test in Formula 1

In Formula 1 i test non sono solo giri. Sono verifiche, confronti, scelte. Nel 2026 lo saranno ancora di più. Arriva un pacchetto tecnico che cambia il modo di guidare e di progettare: power unit senza MGU-H, più energia elettrica in gioco, carburanti al 100% sostenibili, aerodinamica più “viva”. La FIA ha definito l’architettura delle nuove regole tra 2022 e 2024 (World Motor Sport Council), e i team si presentano in pista con un foglio meno bianco, ma ancora da riempire di dati.

Il ritmo dei test

L’atmosfera dei test ha un suo tempo. Mattina di correlazioni, pomeriggio di run più lunghi. Piloti che chiedono un clic d’ala e ingegneri che ascoltano il linguaggio dei sensori. Si provano procedure, si misurano vibrazioni, si guarda il cielo: il vento, a Barcellona come in Bahrain, decide spesso se un long run vale qualcosa.

Calendario e formato

La domanda che tutti fanno, però, è una: quando si gira? Ecco il calendario test 2026 comunicato agli addetti ai lavori, con possibilità di aggiustamenti formali prima della pubblicazione definitiva sui canali FIA:

Barcellona (Circuit de Barcelona-Catalunya): dal 26 al 30 gennaio, con tre giorni per team all’interno della finestra.

Bahrain: dall’11 al 13 febbraio.

Bahrain: dal 18 al 20 febbraio.

Il blocco di Barcellona è pensato per lo shakedown “serio”: grip prevedibile, meteo fresco, tanto spazio per verifiche meccaniche e di affidabilità. I tre giorni per squadra, spalmati su cinque, permettono di alternare piloti e pacchetti aerodinamici senza intasare il tracciato. I due appuntamenti in Bahrain offrono ciò che serve per il passo gara: asfalto abrasivo, escursione termica tra giorno e sera, vento che mette alla prova bilanci e raffreddamenti. Condizioni che ricordano la realtà di gran premio.

Perché questi test contano

Con il regolamento 2026 cambia l’equilibrio dell’auto. La componente elettrica della power unit pesa di più nella prestazione; l’aerodinamica, più “attiva”, richiede strategie di energia e drag coordinate; l’efficienza diventa una qualità da misurare col cronometro, non solo al CFD. Sono elementi confermati dai documenti FIA e dalle note tecniche condivise con i team: niente MGU-H, recupero energetico rivisto, carburanti avanzati, target di peso più serrati. Su questo terreno, i test di Sakhir sono un esame a cielo aperto. La sabbia racconta come lavora un fondo, la notte svela i gap di raffreddamento, i rettilinei puniscono chi spreca joule.

Esempi concreti

Esempi concreti? Un team può dedicare la prima mattina di Barcellona a mappare esclusivamente l’ERS su cinque livelli, fissando fuel flow e varcando il limite termico per leggere la deriva; il giorno dopo, replica con un’ala posteriore a medio carico per calcolare l’efficienza energetica per km. In Bahrain, con 15 giri a serbatoio costante al tramonto, si costruisce la curva degrado degli pneumatici. Su mescole e allocazioni 2026 di Pirelli non ci sono ancora dettagli ufficiali: finché non saranno pubblicati, restano ipotesi.

Un’ultima immagine. È sera a Sakhir, ultimi minuti del run. Dalla pitwall qualcuno spegne la radio e guarda l’auto passare. Luci, scie di calore, un numero sullo schermo che oscilla. È lì che capisci se l’inverno ha prodotto una vettura o un’idea da rifinire. E tu, in quale curva vorresti essere quando il 2026 si svela davvero?

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