Una storia incredibile ci arriva dal passato: c’è stato un momento in cui Gianni Agnelli ha scelto l’Inter, e ha rischiato grosso…
Ci sono storie che sembrano uscite da un film, aneddoti che mischiano passione, adrenalina e un pizzico di ironia. Una di queste riguarda Gianni Agnelli, l’Avvocato, e il suo legame con le automobili, una passione sfrenata che lo ha accompagnato per tutta la vita. E sì, c’è stato un giorno in cui Agnelli, l’emblema della Juventus, scelse “l’Inter”.
Ma prima che i tifosi bianconeri insorgano, facciamo chiarezza: non stiamo parlando della squadra di calcio, ma di un’auto leggendaria, la Ferrari 212 Inter Berlinetta Vignale. Siamo nel 1952, anni in cui Agnelli è un giovane rampollo che vive al massimo. Le sue giornate sono scandite dalla mondanità, dalle relazioni con il jet set internazionale e, naturalmente, dalle auto più desiderabili che si possano immaginare.
Ed è proprio quell’anno che decide di acquistare questa Ferrari 212 Inter, un’auto elegante, con una carrozzeria bicolore firmata da Vignale, motorizzata da un potente V12 da 2,5 litri capace di erogare 170 cavalli. L’accostamento tra il nome “Inter” e il mondo dell’Avvocato, legato a doppio filo alla Juventus, strappa inevitabilmente un sorriso. Nessun tradimento sportivo, solo una scelta automobilistica.
La Ferrari 212 Inter Berlinetta Vignale non è stata l’unica auto a segnare la storia di Agnelli. L’Avvocato ha sempre vissuto circondato da motori rombanti, passando da sportive mozzafiato a modelli più discreti, come le sue amatissime Fiat 500 Spiaggia per le estati in Costa Azzurra o le Fiat 130 Familiare con cui portava gli sci a St. Moritz. Ogni macchina era scelta con cura e raccontava un pezzo di lui, un modo di vivere inimitabile, fatto di raffinatezza, avventura e un pizzico di sfrontatezza.
Le sue scelte automobilistiche non erano mai banali. Anche dopo l’incidente, quando la prudenza sarebbe potuta diventare una compagna di viaggio, Agnelli non ha rinunciato alle emozioni che solo una sportiva poteva regalare. Le sue auto erano modificate e personalizzate, come la Bentley R-Type Continental Fastback, ordinata in azzurro metallizzato Fiat e poi regalata a una delle sue fiamme, o la Maserati 5000 GT, una delle poche concessioni a marchi al di fuori della sfera Fiat.
Gianni Agnelli e quell’incidente quasi mortale… con l’Inter!
Dietro questa Ferrari “Inter” c’è però un episodio drammatico che segna per sempre la vita di Gianni Agnelli. Nell’estate del 1952, in una giornata che avrebbe dovuto essere spensierata come tante altre in Costa Azzurra, Agnelli perde il controllo della sua auto. L’incidente è violentissimo.
La sua gamba destra viene gravemente danneggiata, e per un attimo si teme persino che possa essere amputata. Fortunatamente, i medici riescono a salvarla, ma da quel momento in poi Agnelli porterà con sé i segni di quella tragedia mancata. Grazie a una speciale protesi, l’Avvocato riuscirà comunque a camminare, guidare e persino sciare, ma da quel giorno il cambio automatico diventerà una necessità più che un lusso.
La storia non finisce qui. Dopo quell’incidente che ha rischiato di costargli la vita, Agnelli decide di vendere le sue Ferrari più amate, la 166 MM e la 212 Inter, quasi come un gesto di distacco da un passato che avrebbe potuto essere letale. Il legame con le auto, però, non si affievolisce mai: per Agnelli, le vetture rappresentano uno stile di vita, un simbolo di eleganza e potenza.
Ripensando a quella Ferrari 212 Inter, viene da chiedersi cosa abbia significato davvero quell’incidente per Agnelli. Una battuta d’arresto? O, forse, la consapevolezza che vivere al limite aveva un prezzo, ma che valeva comunque la pena pagarlo? La risposta, forse, sta proprio nella sua storia di eterno appassionato, un uomo che non ha mai smesso di amare la vita, anche quando questa gli ha presentato il conto.
Gianni Agnelli rimane un simbolo di eleganza, potenza e lusso. Le sue auto erano una naturale estensione del suo stile inconfondibile. E mentre il nome “Inter” nel contesto di una Ferrari può ancora oggi sembrare una bizzarria per i tifosi juventini, non c’è dubbio che ogni veicolo da lui scelto racchiudesse un pezzo della sua anima, sempre protesa verso la bellezza e il rischio. E chissà, forse, il destino di quell’auto in particolare voleva solo ricordarci che anche i giganti come l’Avvocato sono vulnerabili.