Governo Meloni, arriva la nuova tassa che getta nel panico automobilisti e cittadini. Questa non ci voleva, in un periodo dove le spese salgono già alle stelle: tutti i dettagli e cosa cambia
Il futuro avanza, anche se l’Italia sembra essere rimasta qualche chilometro indietro rispetto al resto dell’Europa e del mondo. Le zero emissioni sono un avvenire ancora lontanissimo per il nostro Paese, che resta impantanato in una situazione di grave ritardo. Il parco auto circolante tra le strade del Belpaese è tra i più inquinanti, datati ed obsoleti del Vecchio Continente. Ed il ricambio generazionale fatica a compiersi tra rincari e costi di gestione.
Acquistare un’auto elettrica, oggi, non è alla portata della famiglia media italiana. Le cifre sono proibitive, senza contare quelle relative a manutenzione e assicurazione. La speranza è di una arrivo di auto elettriche low cost dalla Cina, dove il Dragone Rosso sta compiendo passi da giganti per sviluppo e tecnologia. L’invasione dell’Automotive cinese, però, è un qualcosa di estremamente temuto dall’Unione Europea, che ha inspessito le contromisure e aumentato il ritmo sui dazi alle aziende motoristiche provenienti dall’al di là della Grande Muraglia.
Anche il Governo Meloni ha seguito la linea poco inclusiva dettata da Bruxelles, chiudendo i ponti (seppur in maniera indiretta) e scoraggiando gli investitori dalla Cina con l’adeguamento di nuove tasse e nuove dazi mirati a quest’ultimi. Un autogol che rischia di abbattersi sulle tasche degli italiani, che intanto guardano con sospetto a quanto sta accadendo nel mondo del nostro Automotive.
Nuove tasse e nuovi dazi, la Cina nel mirino del Governo Meloni
La manovra del Governo Meloni allontana irrimediabilmente chi come Dongfeng sembrava interessato nell’investire nel nostro Paese. Non solo produce un effetto boomerang sulla creazione di nuovi posti di lavoro, ma rischia di aggravare i rapporti commerciali tra l’Italia e la Cina.
Per quanto l’obiettivo sia quello di compiere la transizione alle zero emissioni con auto Made in Italy o Made in Europe, il grosso delle componenti e delle batterie arrivano proprio dai colossi cinesi. Dunque non solo l’Italia chiude pericolosamente all’arrivo di auto elettriche low cost e accessibili ai cittadini, ma mina anche il rapporto che attualmente c’è tra i propri costruttori e quelli del Dragone Rosso. Una situazione ancora nebulosa e tutta da chiarire, ma che non ha messo in piedi premesse promettenti di qui ai prossimi anni.