Brutta, bruttissima aria nel settore delle moto italiane. Dopo un 2024 molto difficile si annuncia un 2025 ancora più drammatico
È inutile pensare di essere al sicuro, quando si scatena una guerra commerciale globale. Non esistono più prodotti “nazionali” tutta la catena del valore attraversa il mondo avanti e indietro, dalle materie prime alle componenti agli accessori, ben prima del montaggio finale, che assicura il marchio Made in Italy (o Made da qualunque altra parte).
Ecco perché per i colossi del mondo motociclistico l’annuncio dei dazi americani, e della inevitabile risposta cinese ed europea è suonata come un annuncio di drammatici problemi, tra costi che crescono e ricavi che crollano. Rischiano di affondare, definitivamente, in tanti.
Le conseguenze della guerra dei dazi
Anzitutto cosa sono i dazi? Tasse di importazione su alcune categorie di prodotti e di merci. Vengono alzati per “punire” la produzione che viene dall’estero, e renderla più costosa del prodotto “nazionale”. Ma a pagarla è il consumatore, a casa sua. L’effetto sull’esportatore è indiretto: i suoi prodotti diventano più costosi e quindi vendono meno di quanto potrebbero.

Oggi gli Stati Uniti hanno imposto dazi del 25% su acciaio e alluminio europei. Bruxelles non ci sta e dal primo aprile farà scattare nuove tasse su vari prodotti americani, per un totale che può arrivare fino a 26 miliardi di euro. Devastante e lineare.
I dazi innalzano il costo della produzione, ma un problema ancora più grande è che tra i prodotti tassati ci sono direttamente le moto. E proprio qui continuano e si approfondiscoino i guai per l’Italia, il primo produttore europeo di moto e scooter. Ogni anno escono dalle nostre fabbriche più di 420 mila veicoli a due ruote. Un settore che vale quasi 10 miliardi di euro e dà lavoro diretto a oltre 36 mila persone.
Se guardiamo bene i numeri, capiamo subito perché la situazione è preoccupante. L’Italia esporta negli Stati Uniti moto per circa 238 milioni di euro ogni anno. Quante ne importiamo dagli USA? Pochissime, appena 1 milione e 200 mila euro. In pratica vendiamo agli americani cento volte più moto di quante ne compriamo da loro.
Quindi, se inizierà una guerra commerciale sulle due ruote, chi ci perde davvero siamo noi italiani. A dirlo chiaramente è l’associazione ANCMA, che riunisce i principali produttori italiani del settore moto e scooter. Il presidente Mariano Roman ha espresso forte preoccupazione per questa scelta europea.
Ma c’è poco da fare, la guerra USA è cominciata e finche non verranno sotterrate la asce di guerra ci sarà ben poco da fare per tutti. I prezzi aumenteranno, le vendite caleranno, si perderanno posti di lavoro in Italia, in Europa e negli USA. Ne valeva la pena?