Milioni di clienti spiazzati. E’ ufficiale lo stop definito. Il colosso delle moto cambia tutto e dice basta.
Spesso quando si pronuncia la parola biker la prima immagine a balzare alla mente è quella di un tipico personaggio trasandato, con molti tatuaggi, che ama la musica heavy metal, quanto la birra e la carne alla griglia, decisamente poco affabile e non particolarmente scolarizzato. E’ un luogo comune, ovviamente, come ve ne sono stati altri e dunque non sempre corrispondente alla realtà, eppure in questo caso, non tutto sarebbe frutto della fantasia.
E’ possibile che un colosso delle moto plasmi la propria offerta non sulla base dei gusti tecnici dei suoi clienti, ma sul loro modo di pensare? A quanto pare sì e la notizia ha subito destato parecchie perplessità. La decisione presa è di quelle estreme e certo nessuno poteva immaginarsela soprattutto in un’epoca come questa in cui si parla tanto di inclusione. Di certo c’è che lo stop sarà definitivo e motivato alla paura di perdere introiti.
Harley-Davidson nella bufera, ufficiale la rinuncia ai principi di uguaglianza ed inclusione
La battaglia si è conclusa con i “rivoltosi” ad avere la meglio ed Harley-Davidson costretta a rinunciare alle sue politiche DEI, ovvero di attenzione alla diversità, all’uguaglianza e all’inclusione, che comprendevano, tra le altre cose l’assunzione di dipendenti di differenti etnie e culture. A scatenare la tempesta che ha portato al drastico esito è stato Robby Starbuck, noto influencer conservatore nonché assiduo compratore della cruiser per eccellenza.
Stando alle sue dichiarazioni l’azienda avrebbe organizzato dei campi d’addestramento per l’imprenditorialità LGBTQ+ comprendenti anche il confronto tra bambini e drag queen. Qualcosa, a suo avviso, di totalmente sbagliato e ingiustificato in quanto sarebbero valori estranei alla comunità dei motociclisti. Incapace di reagire e colta dal timore di perdere incassi, la Casa statunitense avrebbe quindi ceduto alle pressioni dei tanti clienti critici verso la sua apertura ad ogni categoria.
“Siamo delusi dalla negatività con cui i social hanno accolto i nostri programmi e non è nelle nostre intenzioni dividere la comunità Harley-Davidson“, si legge sul comunicato che di fatto ha sancito la fine del progetto che cercava di aiutare in particolar modo donne e minoranze anche attraverso copiose donazioni come quella per la Camera di Commercio Arcobaleno del Wisconsin. Confermati invece il supporto ai primi soccorritori, ai membri attivi dell’esercito e ai veterani.