Il Giappone scavalca l’elettrico: si prova la terza via con la nuova moto

Una moto non elettrica che promette emozioni da termica e impatto ridotto: il Giappone punta oltre le vie battute, riscrivendo gli equilibri.

L’industria globale corre verso l’elettrico spinta da incentivi, regole più dure sulle emissioni e una sensibilità ambientale ormai diffusa. Sulle auto l’integrazione è riuscita: zero emissioni allo scarico e un contributo tangibile alla riduzione della CO₂ rispetto a benzina e diesel, che negli Stati Uniti pesano per una quota rilevante delle emissioni. Ma sulle moto l’equazione è più complicata.

La risposta giapponese prova a cambiare schema: invece di inseguire a tutti i costi la batteria, punta su un motore che brucia idrogeno. Non è l’ennesima concept bike priva di sostanza: l’obiettivo è salvare la sensazione di guida e il carattere meccanico, riducendo allo stesso tempo lo scarico a semplice vapore acqueo. Il tutto mantenendo prestazioni e feeling che gli appassionati associano alle sportive tradizionali. L’annuncio non anticipa la produzione immediata: si lavora con la cautela di chi vuole arrivare sul mercato con un progetto maturo.

La terza via all’orizzonte: idrogeno al posto delle batterie

Il protagonista è il prototipo HySE su base Ninja, sviluppato da Kawasaki, marchio che costruisce moto dal 1949 e che ha una lunga storia nelle competizioni, dalle piccole cilindrate agli sportivi stradali. Qui l’innovazione non sta nella carrozzeria, ma nel cuore: un quattro cilindri in linea da 998 cm³ alimentato a idrogeno, abbinato a un cambio a sei marce e trasmissione finale a catena.

Il Giappone scavalca l'elettrico
La terza via all’orizzonte: idrogeno al posto delle batterie (Kawasaki) derapateallaguida.it

In sella si ritrova l’impostazione delle Ninja, ma cambia il linguaggio: blu al posto del verde, telaio rinforzato per ospitare bombole e circuito di alimentazione, fari a LED a forma di H, carene sezionate e i cerchi a stella che richiamano i modelli di famiglia.

Il debutto pubblico è andato in scena a Suzuka, dove la Ninja H2 HySE si è fatta vedere e sentire per la prima volta. La sfida tecnica principale è la densità energetica: l’idrogeno richiede più volume di stoccaggio rispetto a benzina o gasolio, da qui la necessità di un telaio irrigidito e di spazi dedicati alle bombole.

I tempi non saranno brevi. Kawasaki indica l’inizio dei 2030 come finestra per un’eventuale produzione, quindi serve pazienza. Intanto il messaggio è chiaro: non c’è solo l’elettrico. L’idrogeno apre una terza via per le due ruote, soprattutto dove servono leggerezza, rifornimenti rapidi e prestazioni coerenti con la tradizione delle sportive.

La concorrenza c’è, ma con livelli di potenza inferiori: qui il progetto punta in alto e si vede. Non è un invito a investire né un manifesto ideologico: è la fotografia di un’industria che cerca un equilibrio nuovo tra emozione e sostenibilità, senza rinunciare al carattere meccanico che ha fatto la storia delle moto.

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