Un urban crossover che fa il salto di maturità senza perdere il guizzo: la nuova Kia Stonic entra in scena con stile deciso, tecnologia concreta e un 1.0 mild hybrid che sorprende al volante.
La Kia Stonic cambia pelle e carattere. Abbraccia la filosofia Opposites United con uno sguardo più sicuro e un taglio netto nelle superfici. Le nuove firme luminose a LED davanti e dietro alzano subito l’asticella, così come i paraurti ridisegnati che, secondo Kia, allungano l’auto di 25 mm. Il frontale respira meglio con le nuove griglie superiore e inferiore. I parafanghi anteriori tirano fuori le spalle. I cerchi in lega da 16 o 17 pollici rifiniscono l’insieme. Dietro, portellone rivisto ed estrattore danno sostanza. La tinta Yacht Blue della nostra prova illumina i volumi senza strafare: in città spicca, ma non urla.
Il salto è evidente. La plancia ospita il doppio display panoramico: due schermi da 12,3 pollici, uno per la strumentazione digitale, l’altro per l’infotainment. L’interfaccia è pulita. I menu rispondono rapidi. C’è compatibilità con Apple CarPlay e Android Auto. La piastra di ricarica wireless e le porte USB‑C tolgono pensieri. Il volante ha una nuova forma più ergonomica, la consolle centrale è razionalizzata, il pomello del cambio trasmette precisione. Le finiture sono curate e l’illuminazione ambientale crea atmosfera senza invadere. In più, arrivano due funzioni da segmento superiore: diagnostica del veicolo in tempo reale e chiave digitale, che consente di sbloccare e avviare l’auto con smartphone o smartwatch compatibile. Per la disponibilità su tutti gli allestimenti, Kia rimanda alle specifiche di mercato: è bene verificare la dotazione finale prima dell’ordine.
Fin qui la forma. Il punto, però, arriva a metà strada, quando ti metti al volante del tre cilindri. Abbiamo provato la Stonic con il 1.0 mild hybrid da 115 CV, abbinato al cambio manuale a 6 marce. Il sistema ibrido leggero supporta le riprese ai bassi, smussa le vibrazioni e rende più dolci gli stop&go. In città la frizione è leggera e lo stacco regolare. In extraurbano, la sesta distende il passo e la rumorosità resta sotto controllo. La rapportatura privilegia la fluidità: il mille sale di giri senza rudezza, e l’assistenza elettrica colma i vuoti nelle ripartenze. Non citiamo consumi omologati perché non abbiamo dati ufficiali verificabili per questa configurazione; in prova, la strumentazione ha suggerito valori coerenti con la categoria, ma l’unico riferimento certificabile resta il ciclo WLTP che Kia comunicherà a listino.
La dinamica fa il resto. Lo sterzo è prevedibile e centrato, il rollio ben contenuto per un crossover di questo formato. Le sospensioni filtrano con onestà le sconnessioni brevi. L’assetto non cerca la sportività estrema, ma invita a mantenere un ritmo pulito. La sensazione generale è di prodotto maturo: tanti piccoli dettagli, messi insieme, che trasformano l’esperienza quotidiana. E quando piove, apprezzi la nitidezza dei nuovi fari a LED e l’immediatezza dei comandi fisici rimasti dove servono.
Gli ADAS principali sono attesi (frenata automatica, mantenimento di corsia, monitoraggio stanchezza), ma la disponibilità varia per pacchetti e mercati. Per l’Italia è prudente consultare il configuratore ufficiale o la documentazione tecnica Kia prima di trarre conclusioni definitive.
È questo che spiazza: la Stonic non cerca scorciatoie. È coerente, concreta, più personale. La guardi in Yacht Blue sotto un lampione e pensi a quante città diverse potrebbe abitare senza cambiare volto. La vera domanda è un’altra: quanto spazio c’è, oggi, per le auto che non urlano, ma ti restano addosso quando spegni il motore?
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