La Ferrari è finalmente libera di esultare. Si tratta di un passo in avanti clamoroso, finalmente è suo ed è un trionfo totale.
Non è stato un 2025 fortunato, finora, per la Rossa più amata al mondo. Basta dare un’occhiata a quanto accade in Formula 1, dove la Ferrari continua a zoppicare nonostante l’annata delle grandi promesse. Il rilancio di Leclerc e l’arrivo di Hamilton, infatti, non sono bastati agli Stati Generali di Maranello per riportare in alto il Cavallino Rampante. Gli stessi Stati Generali che, però, sono ora liberi di esultare per una notizia ben più lieta.
Cosa è successo? Al termine di una storica (e lunghissima) battaglia legale, Ferrari è riuscita ad appropriarsi nuovamente dei diritti riguardanti il nome Testarossa. Un paradosso che dunque giunge al termine: uno dei brand e dei riferimenti più iconici nella storia di Maranello torna di appartenenza al Cavallino Rampante. Una notizia che suscita la soddisfazione e l’esultanza di dirigenti e appassionati, che finalmente vedono l’ordine naturale delle cose ristabilirsi dopo tanti anni.
A chi apparteneva prima il nome Testarossa? La controversia legale durava da oltre dieci anni e coinvolgeva Kurt Hesse, noto produttore di giocattoli tedesco. Questo era riuscito ad ottenere, nel 2015, la revoca del marchio attraverso dell’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO). Il motivo della vittoria? Ferrari non produceva più nuove Testarossa dal 1996.
Ferrari si riprende il marchio Testarossa: ecco come ha fatto
Nonostante il marchio Testarossa fosse stato registrato nel 1987 e poi rinnovato nel 2006, la beffa arriva dalla Unione Europea è stata difficile da digerire. Di qui, il ricorso presentato dagli avvocati della Ferrari ha strappato la sentenza definitiva negli ultimi giorni. A deliberare in favore di Maranello è stato il Tribunale Generale dell’Unione Europea.

Quest’ultimo ha attestato l’utilizzo continuativo del marchio Testarossa da parte di Ferrari, grazie alla produzione di articoli licenziati ufficialmente come repliche, giocattoli, ricambi originali e chi più ne ha, più ne metta. Una rete portata avanti grazie ai concessionari ufficiali, che si è rivelata decisiva nel contraddittorio tra il marchio di Maranello e il giocattolaio tedesco Kurt Hesse.
Una sentenza che potrebbe fare scuola e giurisprudenza, rappresentando un precedente importante anche per le altre case produttrici che si trovano in situazioni analoghe. Nel mentre Ferrari si gode i frutti del successo e chissà che non possa mettere in pentola una Testarossa nuova di zecca: una mera suggestione, che ora può prendere corpo nelle stanze del Cavallino Rampante.