Una citycar FIAT mai vista che nasconde soluzioni sorprendenti: la risposta alla Smart è super innovativa e si guida gratis
Il mondo dei prototipi automobilistici offre talvolta idee così innovative da sembrare fuori dal tempo. Tra queste rarità esiste una FIAT spesso ignorata persino dagli appassionati: una vettura compatta, dal design che richiama la Smart, nata a Torino nel 2008 e rimasta allo stadio di esemplare unico.
La sua storia è poco raccontata, ma vale la pena di essere riscoperta per la visione che porta con sé. Linee squadrate e proporzioni ridottissime: la vettura si sviluppava su meno di tre metri di lunghezza (precisamente 2.995 mm), una larghezza di 1.610 mm e un’altezza contenuta in 1.510 mm.
Sembra una Smart e si guida gratis
Fiat Phylla era il suo nome, il peso era di solo 750 kg, praticamente da minicar, ma senza rinunciare all’efficienza. Gli interni offrivano spazio per appena due persone. FIAT puntava tutto sulla leggerezza e sull’uso di materiali insoliti: scocca in alluminio, pannelli in bioplastica, una ricetta pronta ad abbattere emissioni e consumi. Il marchio torinese, quindi, anticipava le attuali richieste del mercato ancora prima che sostenibilità diventasse una parola d’ordine.

Quella che potrebbe sembrare una semplice citycar, in realtà nasconde un’anima tecnica inaspettata. FIAT decise di affidare a questa vettura una propulsione tutta nuova, non convenzionale neanche per gli anni successivi. Niente motore termico: sotto al cofano c’era una cella a combustibile alimentata a idrogeno da 1 kW. Una soluzione quasi pionieristica per il periodo, affiancata da un impianto fotovoltaico da 3,4 kW collocato sulla carrozzeria, per sfruttare al massimo l’energia solare.
Una scelta radicale che consentiva di percorrere sino a 220 km con una sola carica completa, un valore che oggi non farebbe storcere il naso neppure ai fanatici dell’elettrico. Un termine di paragone: la recente Grande Panda elettrica, lanciata solo da qualche mese, offre appena un centinaio di chilometri in più.
La differenza fra le due è praticamente marginale, soprattutto se si considera quanto la Phylla fosse avanti rispetto al periodo storico in cui è nata. Le prestazioni, poi, erano tutt’altro che trascurabili: accelerazione da 0 a 100 km/h nell’ordine dei 12 secondi e una velocità massima fissata a 130 km/h.
Più che sufficienti per un mezzo da città, considerata anche la necessità di tenere bassi i consumi. In effetti, la promessa era quella di muoversi praticamente a costo zero, sfruttando energia pulita e riducendo al minimo le spese di esercizio.
L’ottimismo iniziale aveva persino portato a ipotizzare una produzione vera e propria, con un possibile debutto entro il 2010. Poi, però, la dirigenza FIAT scelse di non proseguire, lasciando la Phylla in versione unica e destinata a rimanere uno dei grandi “se” dell’auto italiana. Oggi resta come esempio di quanto si potesse immaginare il futuro, e di come alcune idee arrivino troppo presto per essere comprese fino in fondo.