Arrivano brutte notizie sul fronte delle autostrade, caos dopo la decisione dello stato. Duro colpo per i cittadini.
In un mondo sempre più globalizzato, spostarsi in modo rapido e veloce e potere raggiungere comodamente ogni posto è diventato fondamentale. Per questo le infrastrutture sono fondamentali per non “rimanere indietro” e riuscire a garantire opportuinità ai cittadini. In Italia, il tema delle autostrade è spesso stato oggetto di forti discussioni, sia per quanto riguarda la qualità dei collegamenti e la sicurezza che, soprattuto, per quanto riguarda le concessioni che in passato sono spesso state al centro di feroci discussioni.
Adesso la questione è destinata a tornare prepotentemente a farsi sentire, lo Stato Italiano si trova infatti a dover gestire una spinosa situazione, che avrà certamente ripercussioni anche su quella che sarà la gestione futura della rete autostradale italiana nei prossimi anni. La situazione sta sicuramente attirando l’attenzione, e i cittadini aspettano di capire come verrà gestita.
Autostrade,lo stato fa marcia indietro?
Come si legge sul portale MilanoFinanza, lo Stato Italiano starebbe pensando di fare marcia indietro sui piani previsti per ben 15 tratte autostradali. Il motivo sarebbe da riscontrare nei costi troppo elevati di alcune operazioni, che finirebbero con il costare diversi miliardi in più. C’è attesa di capire cosa deciderà il governo.
Le 15 tratte autostradali in questione, quattro di Aspi, sette di Gavio oltre a Brescia-Padova, Milano Serravalle, Alto Adriatico della Regione Friuli-Venezia Giulia e Cav-Concessioni Autostradali Venete, hanno costi di 27.8 miliardi in più rispetto a quelli previsti, 6,4 milioni in più a chilometro della rete attuale.

L’origine della vicenda risale alla tragedia del Ponte Morandi, che sfocia nella decisione dell’allora governo della revoca della concessione di Autostrade per l‘Italia alla famiglia Benetton. La situazione però rimarrà in sospeso. L’allora governo per le tratte Asti-Cuneo e Torino-Milano, entrambe gestite dal gruppo Gavio, aveva riconosciuto al tempo al concessionario un valore di subentro. L’eventuale nuovo concessionario vincitore di una futura gara avrebbe dovuto pagare un miliardo e 232 milioni, una enormità.
La cosa già al tempo venne bocciata dalla Corte dei Conti e, a distanza di cinque anni, anche dalla direzione generale del ministero delle Infrastrutture in relazione alla commissione ministeriale per la valutazione dei piani d’investimento dei concessionari ha confermato la cosa.
Nelle note emanate fra il 19 e il 24 febbraio 2025 si legge che sono state rispedite indietro «le proposte di aggiornamento del piano economico finanziario» delle concessioni del gruppo Gavio, che comprendono Asti-Cuneo e Torino-Milano, per cui «l’irricevibilità è dettata dall’asserita inadeguatezza del valore di subentro», oltre che Sav, Parma-La Spezia, Torino-Savona, Autovia Padana e Sitaf, con motivazione «gli incrementi tariffari annui contemplati dalle proposte di aggiornamento presentate risultano oggettivamente non sostenibili dall’utenza». Non resta che vedere come si evolverà la situazione e che decisione prenderà il governo in merito. Intanto, le operaizoni rimangono in stallo.