Né Marquez, né Valentino Rossi: il manager svela chi, tra i grandi campioni, ha davvero lasciato il segno per il suo talento puro.
C’è chi pensa che, nel mondo della MotoGP, il duello tra Marquez e Rossi sia una questione chiusa, con i due eterni rivali a contendersi la palma del più grande talento. Ma non sempre le gerarchie sono così scontate. Basta ascoltare le parole di chi, da anni, vive il paddock da protagonista per scoprire che la storia può riservare colpi di scena.
Lucio Cecchinello, volto storico del Motomondiale e oggi al timone del team LCR Honda, ha deciso di rompere gli schemi e raccontare la sua verità. Un racconto che parte da lontano, attraversa le vittorie più recenti e si sofferma su un nome che, a suo dire, ha saputo superare anche i giganti della categoria. Prima di svelare il suo giudizio, però, Cecchinello ripercorre le tappe di una stagione che, tra alti e bassi, ha regalato emozioni inaspettate e qualche rimpianto.
Cecchinello e il talento che non ti aspetti
Il paddock della MotoGP è un luogo dove nulla viene lasciato al caso. Lucio Cecchinello, uno che di corse ne ha viste tante, lo sa bene. Quest’anno, il suo team LCR ha vissuto momenti di grande soddisfazione, come la vittoria di Johann Zarco a Le Mans: un trionfo che ha dato fiducia a tutta la squadra e ha mostrato che, nonostante le difficoltà, la Honda può ancora dire la sua.

Cecchinello non si nasconde: “Abbiamo accorciato le distanze, ma c’è ancora da lavorare per ridurre il gap”. Un bilancio positivo, certo, ma con la consapevolezza che il margine di miglioramento è ampio.
Ma il vero colpo di scena arriva quando si parla di talento. E qui Cecchinello non usa mezzi termini. Ricorda con affetto l’arrivo di Casey Stoner nel 2006, quando l’australiano debuttò proprio con il suo team. “Stoner aveva qualcosa in più degli altri, un talento naturale fuori dal comune”, racconta.
Non è una frase fatta: Cecchinello lo mette davanti persino a mostri sacri come Márquez e Rossi. La sua capacità di adattarsi subito a ogni moto e circuito, la rapidità con cui imparava le traiettorie e portava la moto al limite, sono rimaste impresse nella memoria di chi lo ha visto all’opera.
Un episodio su tutti: il debutto a Laguna Seca, pista mai vista prima da Stoner. Niente ricognizione in scooter, nessun giro in safety car. “L’aveva studiata sulla PlayStation”, sorride Cecchinello. Eppure, già dopo il primo turno di prove, Stoner era lì davanti, insieme ai migliori. Un segno inequivocabile di un talento che, almeno per chi lo ha vissuto da vicino, non teme confronti.