Dietro i caschi lucidi e i riflessi dei podi c’è una gerarchia che non si misura a cronometro: chi ha davvero fatto più strada anche sul terreno del denaro? Una nuova classifica illumina il lato economico della Formula 1 e racconta, tra cifre e memorie, cosa resta dell’era dei grandi contratti.
I soldi in Formula 1
I soldi in Formula 1 generano sempre dibattito. Stipendi, bonus, sponsor, investimenti: la ricchezza di un pilota è un mosaico complesso. E non esiste un tetto agli ingaggi dei piloti, anche se i bilanci dei team sono sotto cost cap. Per questo le graduatorie sul patrimonio netto richiedono cautela: molte cifre sono stime, non documenti ufficiali. In questo contesto, il report di RacingNews365 ha acceso i riflettori su una nuova fotografia della ricchezza nel paddock.
Le liste non bastano da sole
Le liste, però, non bastano da sole. Serve leggere le traiettorie. La prima ondata di contratti globali esplode a cavallo dei Duemila, quando la F1 diventa un prodotto planetario e i marchi iniziano a inseguire i volti. I contenuti TV si moltiplicano, gli sponsor pesano, il merchandising entra nelle case. La scia arriva fino a oggi, con i social a trasformare i piloti in piattaforme viventi e i team in media company.
Nel cuore di questa storia
Nel cuore di questa storia c’è un record che profuma di mito. Secondo RacingNews365, il sette volte campione del mondo Michael Schumacher guida la “classifica di tutti i tempi” dei piloti più pagati, con un patrimonio stimato in 790 milioni di dollari (oltre 670 milioni di euro). Il suo palmarès parla da solo: 91 vittorie e sette titoli mondiali, numeri che hanno cambiato per sempre la percezione economica del talento in pista. Dopo il grave incidente sciistico a Meribel e il lungo coma farmacologico, intorno alle sue condizioni attuali permane un riserbo assoluto: non circolano dati verificabili e la famiglia difende con fermezza la privacy.
Al secondo posto si colloca Lewis Hamilton
Al secondo posto si colloca Lewis Hamilton, anche lui a quota sette titoli. Il report stima per il britannico 304 milioni di dollari (oltre 258 milioni di euro). La cifra riflette ingaggi pluriennali, premi, e una galassia di endorsement trasversali alla cultura pop. Hamilton ha allargato il perimetro del ruolo: moda, musica, impatto sociale. È uno dei pochi piloti a parlare a pubblici che non guardano i Gran Premi, portando valore ai brand sia dentro che fuori pista.
Terzo gradino per Fernando Alonso
Terzo gradino per Fernando Alonso, oggi in Aston Martin: 264 milioni di dollari (oltre 224 milioni di euro) secondo RacingNews365. Nel suo caso pesano la longevità, la capacità di restare competitivo in cicli tecnici diversi e un profilo mediatico sempre riconoscibile. L’esperienza è un asset, e il mercato lo premia.
È utile ricordare i limiti metodologici
È utile ricordare i limiti metodologici. Le cifre sul net worth includono stime su investimenti privati e accordi non pubblici. Non esiste un registro ufficiale. Dove mancano documenti, vanno considerate “valutazioni informate”. I dati sportivi, invece, sono consolidati: le statistiche su vittorie e titoli sono confermate dalle fonti istituzionali della F1.
Ma le classifiche non sono soltanto numeri
Ma le classifiche non sono soltanto numeri. Raccontano epoche. Schwarz opaco e rosso fuoco sulle carrozzerie, la bandiera a scacchi, le domeniche d’autunno che sembrano più brevi. Quando un pilota come Schumacher guida la graduatoria economica a distanza di anni dall’ultimo giro, capisci che il valore non è solo attuale: è sedimentato nella memoria collettiva, nei mercati, nell’immaginario.
Forse è questa la domanda giusta, oggi
Forse è questa la domanda giusta, oggi: cosa pesa di più, il conto in banca o l’impronta che resta sul volante della storia?





