Motore da auto e potenza fuori controllo: queste due ruote sono solo per cuori forti, che bolidi

Motori da auto, ciclistica da moto: la potenza arriva ai massimi e le emozioni anche. I risultati sono sorprendenti.

C’è chi pensa che mettere un motore d’auto su una moto sia solo una follia. In effetti, a vederle, le moto realizzate così fanno un certo effetto: non sono nate per la praticità e neanche per la logica ma sono il frutto di una passione folle, che non si ferma davanti alla logica, che non si accontenta.

Voglia di sperimentare tanta e, diciamocelo pure, voglia di fare parlare di sé e di spingersi oltre. Si parte da un’idea semplice: prendere un motore pensato per quattro ruote e montarlo su due. Sembra facile ma non lo è, eppure, qualcuno ci ha provato davvero. Il risultato sono moto che non passano inosservate e che raccontano una storia molto diversa dal solito.

Motore da auto, e la moto diventa laboratorio

La Münch 4 TT del 1966 è un buon punto di partenza; Friedel Münch, il suo creatore, non si è accontemtò di un classico bicilindrico ma scelse il quattro cilindri della NSU Prinz 1000, un motore da auto, appunto. La trasmissione Horex, qualche soluzione tecnica fuori dagli schemi, e la potenza balzava a 110 cavalli.

Moto motore auto
Münch 4 TT del 1966 (Wikimedia commons) – derapateallaguida.it

Non male per l’epoca. La Münch è stata anche la prima moto di serie con iniezione elettronica: per anni è rimasta la due ruote più potente in circolazione. Ne costruirono circa 500, in diverse varianti, che oggi sono un pezzi da collezione che strappano prezzi da capogiro.

Negli anni Settanta, in Brasile, arriva l’Amazonas. Qui il motore è il vecchio inarrestabile boxer del Maggiolino Volkswagen. La moto pesa quasi 400 chili e a guidarla ricorda più un camion che una moto. Eppure funzionava alla grande; si poteve trovare in tre versioni, di cui nessuna leggera e tutte fuori misura.

Negli anni Novanta, la Boss Hoss cambia ancora le carte in tavola: Monte Warne vuole solo una cosa, esagerare e csì monta un V8 Chevrolet da 5.700 cc arrivando a una potenza da brivido, da 350 cavalli in su. I modelli successivi arrivano a 10.2 litri e 790 cavalli mentre il peso sfiora i 600 chili.

Oggi Boss Hoss produce ancora moto del genere. Cruiser, bagger, trike, e tutte con cilindrate che vanno da 6.3 a 8.2 litri. Numeri che fanno sembrare piccole molte auto sportive.

L’ultimo salto lo fa Max Hazan, artista e ingegnere di Los Angeles: la sua HF355 monta il V8 della Ferrari F355: con 3.495 cc, 380 cavalli per un interasse di 1.600 mm. Più che una moto è un’opera d’arte, ma qualunque cosa ne pensiate potete stare certi che, in strada, non passa inosservata.

Queste moto sono un mondo totalmente altro, sono esperimenti e sono sfide. Sono il segno che, a volte, la passione supera la logica. E che un po’ di follia può essere più interessante della ragione.

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