Le dichiarazioni di Lewis Hamilton fanno riflettere sia i tifosi che i dirigenti della Ferrari: l’intento del pilota inglese per il futuro è piuttosto chiaro e non riguarda solo la pista
Il settimo posto di Spa è una giusta iniezione di fiducia, vista la posizione di partenza e il ritmo mostrato nel corso di tutta la gara. Gli aggiornamenti hanno dato una mano sia a lui che a Leclerc ma c’è ancora tanto lavoro da fare e soprattutto c’è un aspetto che lui vuole assolutamente migliorare.
Serviva una risposta dopo una Sprint Race e una qualifica super deludente. Hamilton ha trovato la forza dentro di sé per tirare fuori una prestazione di livello, come ai vecchi tempi. La rimonta fino al settimo posto, con condizioni difficili, tra bagnato e asciutto, hanno fatto capire che il manico c’è ancora se viene messo in condizione di esprimersi. Sette titoli mondiali, d’altronde, non possono essere una casualità, ma testimoniano la grandezza di un campione che ha fatto la storia di questo sport.
Nel corso degli anni abbiamo imparato a conoscere Lewis anche per l’operato fuori dalla pista. Hamilton è anche un imprenditore, un appassionato di moda, un influencer, un sostenitore dei diritti dei meno fortunati, che spende moltissimo per il sociale e che non si è mai voltato dall’altra parte. Una personalità del genere ovviamente non si limita solo al discorso della guida, ma ha un peso specifico all’interno del team che gli stessi dirigenti devono prendere in considerazione.
Hamilton è molto più di un pilota: il suo intento è chiaro anche in Ferrari
Intervistato dalla testata belga RBTV, Hamilton ha espresso alcuni pensieri piuttosto profondi, che aiutano tifosi e addetti ai lavori a capire meglio quale sia il suo pensiero e la sua essenza.
“Il mio obiettivo non è quello di lasciare un’eredità. Mi viene spesso posta questa domanda, ma non è nei miei pensieri. Da giovane dicevo di voler essere ricordato come uno dei migliori piloti di F1, oggi la penso in modo diverso”.

Lewis poi aggiunge: “Ho una fondazione che si occupa di educare i bambini svantaggiati. Voglio che abbiano accesso alla scienza e all’ingegneria. Collaboro anche con associazioni che combattono la malnutrizione infantile. Ci sono oltre cento milioni di bambini che non possono avere accesso alla scuola”. Pensieri profondi di un uomo completo, che ha espresso anche le sue perplessità per tutti i soldi che vengono spesi per le guerre.
Un passaggio importante poi riguarda il suo ruolo nella F1: “A volte mi sento dire: ‘Stai zitto e guida’. Ma non sarei io. Io guido, ma posso fare anche di più. Posso incontrare personaggi importanti e dire la mia. Devo usare questa mia capacità per aiutare i meno fortunati”.