Dietro le quinte del settore moto, una crisi gravissima scuote lavoratori e appassionati. Una situazione drammatica che coinvolge un nome storico e risveglia la paura
Nell’universo delle due ruote c’è un nervosismo che si taglia col coltello. Non si tratta solo di conti in rosso, ma di un equilibrio che si è incrinato in fretta, lasciando centinaia di famiglie nel dubbio e una fabbrica a rischio. Dall’ufficio alle linee di montaggio, l’atmosfera è tesa. Tutto parte da scelte coraggiose che, con il tempo, si sono trasformate in zavorre.
Il marchio, che in passato è stato sinonimo di passione e innovazione, ora deve fare i conti con magazzini pieni e debiti che si ingrossano in modo drammatico. Ma qualcosa si muove. Nel momento in cui la situazione sembra senza via d’uscita, emergono nuovi attori pronti a giocare la loro partita, lasciando aperto uno spiraglio per una ripartenza che molti ancora faticano a immaginare.
Fantic in bilico: si rischia l’ecatombe
Fantic Motor è finita nella procedura di composizione negoziata, dopo che i numeri hanno preso una direzione inattesa. In pochi mesi, il gruppo veneto ha visto svanire margini e certezze: perdite importanti tra il 2022 e il 2023—quasi trenta milioni di euro—e debiti che oggi superano i 137 milioni.

Alla base, pesano diversi fattori: costi operativi fuori controllo, una rete di vendita fragile e una scommessa sull’elettrico che non ha pagato, con e-bike e scooter rimasti fermi nei piazzali invece che sulle strade.
Il contraccolpo si avverte anche nella controllata Motori Minarelli, dove duecento addetti lavorano sotto il regime della solidarietà e vivono nell’incertezza. La crisi globale del settore, assieme all’arrivo aggressivo di marchi cinesi e alle prevedibili turbolenze post-pandemia, ha reso la salita ancora più ripida.
Nel tentativo di riemergere, Fantic punta tutto sulla trasparenza con sindacati e lavoratori. L’obiettivo è non chiudere, tenere viva la catena produttiva e garantire sicurezza a chi ogni giorno fa girare la fabbrica, ricostruire fiducia nella filiera, trovare un bilanciamento economico e presentare un piano industriale credibile per il futuro.
Uno scossone in positivo arriva dagli investitori. Al fianco del Gruppo si sono aggiunti nomi di peso come Buzzi Unicem e VeNetWork, dando nuova linfa e speranza a una ripresa che, fino a poche settimane fa, sembrava improbabile.
Per ora non ci sono decisioni irrevocabili, ma il ricordo dei licenziamenti del 2017 pesa sulle spalle di chi è rimasto. La situazione resta complicata, ma tra una crisi che sembra vicina al punto di non ritorno e una timida fiducia nella ripresa, la differenza la fanno la determinazione e la capacità di reinventarsi. Fantic, nonostante tutto, mostra ancora risorse per farcela.