Il punto debole delle auto elettriche è l’autonomia. Ecco come l’ibrido studiato da Renault potrebbe risolvere il problema.
Lo si ripete spesso e i numeri continuano a dare conferma. Almeno in una parte dell’Europa, specialmente in Italia, le auto elettriche continuano a non convincere e a non conquistare il cuore degli automobilisti. In costante calo di vendite, nel mese di aprile nel nostro Paese si è registrato addirittura un -20% rispetto allo stesso periodo del 2023. Le ragioni sono sempre le stesse, l’alto costo dei veicoli, un certo scetticismo nei confronti della tecnologia, la scarsa presenza di colonnine di ricarica e ovviamente la questione dell’autonomia.
E’ parere condiviso anche dai meno esperti che una vettura a spina, seppur dotata di tecnologia di altissimo livello, non impieghi meno di mezz’ora a ricaricarsi, anzi, il più delle volte si parla di svariate ore. Questo, ovviamente, è un handicap che sfiducia i clienti che vivono con la paura di rimanere a corto di energia mentre sono impegnati in un viaggio. Dunque, per tentare di recuperare terreno e porre fine a tale scetticismo, alcuni costruttori stanno cercando delle soluzioni, anche perché il 2035, anno della rivoluzione a zero emissioni imposta dalla Commissione Europea, è alle porte.
Da quanto si apprende, la Horse, società legata al 50% a Renault e per l’altra metà alla cinese Geely, avrebbe presentato di recente il progetto di un particolare propulsore e-REV in grado di garantire circa 1000 km di range prima che l’automobilista abbia necessità di effettuare la ricarica. La peculiarità di tale progetto riguarda la presa di consapevolezza che il full electric sia ancora acerbo e che, al contrario, vi sia necessità di sfruttare maggiormente il potenziale dell’ibrido. L’invenzione della joint venture sarebbe un propulsore ultra-compatto da 50 kW di potenza massima per le automobili e di 80 kW per i mezzi commerciali, capace di funzionare a regime costante e con minor consumo di carburante.
La componente termica non sarebbe più così impegnata soltanto nella propulsione dell’auto, bensì svolgerebbe la funzione di generatore per alimentare l’accumulatore del motore elettrico quando necessario. Sebbene si stia parlando di un progetto appena stilato, l’obiettivo è ambizioso, dato che la volontà dei marchi sarebbe quella di costruirne 5 milioni l’anno e probabilmente di montare questi morti già sulla nuova generazione della Renault. Ad usufruire di tale novità sarebbe anche Mercedes, presente come azionista nel brand del Dragone.
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