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Richiami auto, non solo Stellantis: rischiano anche Audi e Volkswagen

Un richiamo globale coinvolge tantissimi marchi, tra cui Stellantis ma non solo. La preoccupazione è tanta tra gli automobilisti

Nella storia dell’automobilismo ci sono stati eventi che si possono considerare dei veri spartiacque tra un’epoca ed un’altra. Alcuni sono positivi, ad esempio, l’invenzione della produzione in serie da parte di Ford o l’adozione delle cinture di sicurezza, invenzioni che hanno migliorato la vita degli automobilisti in tutto il mondo. Altri sono dei veri disastri, scandali che hanno influenzato l’andamento del mercato e che fanno ancora sentire i loro strascichi.

Alcuni esempi sono il famoso Dieselgate di Volkswagen, il maxi richiamo di Toyota per le automobili modello Prius che ha portato al controllo di milioni di vetture per freni che non funzionavano bene e naturalmente, lo scandalo Takata. Questa compagnia giapponese ha letteralmente rovinato la vita di 42 milioni di persone, vittime di uno dei richiami più grandi della storia dell’automobilismo che ha portato l’azienda in bancarotta.

La Takata ha prodotto per anni componenti per automobili tra cui soprattutto air-bag che però sarebbero stati difettati e avrebbero portato ad un richiamo ad opera della NHTSA che ancora non ha concluso il suo svolgimento. Marchi come la Citroen ed altri costruttori parte di Stellantis sono ancora alla ricerca delle auto difettose. Ma non sono soli in questa caccia alle streghe.

Scandalo Takata, ancora auto coinvolte

A distanza di oltre dieci anni dall’accaduto, saltano ancora fuori automobili che montano gli air-bag di Takata che potrebbero non funzionare in caso di impatto. L’ultimo richiamo che ha toccato direttamente noi italiani riguarda proprio il Gruppo Stellantis con ben 600mila Citroen modello C3 e DS3 che sono finite sotto la lente d’ingrandimento degli esperti. Ma non è finita.

La Citroen C3 è solo una delle ultime auto coinvolte nel richiamo (Stellantis) – Derapate.allaguida.it

L’air-bag a rischio è stato montato su una enorme quantità di veicoli. Molti di quelli che stiamo per elencare, comunque, sono stati già oggetto di richiami o controlli. Tra le vetture interessate alcune del Gruppo Volkswagen tra cui le Audi A4 ed A6 prodotte tra fine anni novanta ed inizio duemila e la RS4. Anche la storica TT montava questo componente fallato. Abbiamo poi alcune BMW, tra cui praticamente tutta la serie di SUV X, la Serie da 1 a 6 prodotta tra il 2012 ed il 2017. Spostandoci negli USA, anche la Ford Mondeo, la S-Max e la Mustang hanno montato a lungo questo componente.

Diversi veicoli della Honda prodotti nei primi anni duemila – che non escludono la Jazz, la la Civic e la Accord in tutte le varianti – hanno utilizzato questo tipo di air-bag, così come le Land Rover Discovery e Range Rover nei primi anni duemila. Anche diversi SUV Mercedes-Benz come la GLK e la ML ma anche l’utilitaria Classe A, sempre nei primi anni del millennio, usavano questo tipo di dispositivo di sicurezza prima che lo scandalo uscisse fuori.

Per finire, anche marchi come Skoda, Nissan, Volkswagen, Suzuki, SEAT e Toyota hanno montato a lungo questo componente ma, come anticipato parliamo di marchi che hanno già provveduto con i dovuti richiami. Piccola curiosità, anche un marchio ormai non più attivo lo ha usato: si tratta della Saab che montava l’air-bag sulle vetture prodotte tra il 2006 ed il 2017; speriamo solo che non saltino fuori altri richiami che lascerebbero a piedi centinaia di automobilisti.

Manfredi Falcetta

Appassionato di auto e moto, mi piace immergermi nell’universo dei motori, scoprendo le ultime innovazioni tecnologiche e seguendo le competizioni più emozionanti. La scrittura e la lettura, invece, sono le mie oasi di tranquillità, dove mi perdo tra le pagine di libri avvincenti e mi esprimo liberamente attraverso le parole.

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