Un clima teso aleggia sulle linee di montaggio Fiat: operai Stellantis in attesa, voci che si rincorrono nei capannoni, preoccupazione che cresce giorno dopo giorno.
Chi non vive la fabbrica dall’interno fatica a cogliere quanto un improvviso colpo possa far vacillare persino i giganti dell’auto. L’atmosfera nelle officine Stellantis è tesa, fatta di silenzi, occhi bassi e domande senza risposta. C’è chi sperava in una svolta, chi scommetteva sul rilancio, ma la realtà ha bussato forte e ora tutto sembra più incerto.
Non c’è più spazio per illusioni: i segnali stanno diventando triste e pericolosa realtà. I ritmi di produzione si sono alleggeriti e anche le piccole abitudini sono cambiate. Il futuro di FIAT e Stellantis resta appeso a una serie di eventi che, giorno dopo giorno, diventano sempre più reali.
La notizia che scuote Fiat: la paura degli operai
Le nuove tariffe USA hanno inflitto un colpo durissimo proprio al cuore di Stellantis. Il gruppo, pilastro dell’industria automobilistica e casa madre di una sfilza di marchi blasonati come Jeep, Dodge, Ram e FIAT, si trova oggi a dover fronteggiare il primo semestre peggiore degli ultimi anni. Quasi 2,7 miliardi di dollari di perdita in sei mesi. Un vuoto che non si era mai visto e che lascia il quartier generale di Torino con il fiato sospeso.

L’effetto dei dazi è stato immediato e spietato: le spedizioni sono precipitate, costringendo la casa a tagliare la produzione e a rivedere completamente i piani industriali. Negli Stati Uniti la frenata si è fatta sentire con tutta la sua durezza: tra aprile e giugno sono sparite dai conteggi oltre 100.000 auto, mai così poche negli ultimi tempi. Europa in sofferenza, stabilimenti in allerta e fiducia in calo anche per i nuovi modelli come la Smart Car e la rinnovata Fiat 500 ibrida, che ancora non riescono a imporsi sul mercato con la forza sperata.
Il colpo è così forte che il gruppo ha scelto di cancellare alcune linee produttive, rimandando eventuali progetti di rilancio a tempi migliori. Le strategie adottate per migliorare la redditività si scontrano con l’urgenza di far quadrare i conti. Chi attende effetti benefici dovrà aspettare ancora.
Persino le vendite alle flotte, tradizionale àncora di salvezza nei momenti di magra, hanno subito una brusca frenata. E se cala il numero delle auto immatricolate da realtà aziendali e noleggi, il contraccolpo per le fabbriche e per chi ci lavora è inevitabile.
L’unica boccata d’ossigeno arriva da fuori Europa. In Sud America, Stellantis sorride per la crescita del 20% delle vendite, mentre Medio Oriente e Africa sorprendono con un balzo del 30%. Risultati importanti, ma insufficienti a compensare la debolezza nei mercati tradizionali, dove la crisi è ormai sfrontata.
Nel cuore operaio di Torino cresce la paura. Il futuro di Stellantis si gioca adesso, tra occhi puntati sui display dei macchinari, mani sporche di fatica e attese che si allungano. Ai lavoratori non resta che stringere i denti: la partita, stavolta, è davvero tutta da giocare.