Prendere una multa può rovinare la giornata a qualsiasi automobilista ma almeno, questo denaro viene investito per il bene di tutti ?
Sarà capitato ad ognuno di noi, almeno una volta nella vita, di trovare la tanto odiata multa sul parabrezza della nostra automobile. Un’eventualità fastidiosa, specie se generalmente si guida in modo sicuro e rispettoso e solo per una volta si va ad ignorare quel divieto di sosta o a superare quell’incrocio senza guardare lo stop. Quanto meno, potreste essere rassicurati dal fatto che il vostro denaro verrà speso per il bene di tutti i cittadini, persona multata compresa.
Nel caso non vi siate mai posti questa domanda infatti, il denaro raccolto dai Comuni italiani per le varie sanzioni promulgate – che nello specifico nel 2023 ha superato i 1,5 miliardi di euro in tutto il paese – viene utilizzato soprattutto per migliorare le condizioni del manto stradale, rendere più sicure le arterie di viabilità delle città che raccolgono questo denaro e anche per mettere a punto i segnali stradali, riparare lampioni e sistemi di illuminazione e via dicendo.
Come enuncia difatti l’Articolo 208 del Codice della Strada: “I proventi delle sanzioni vengono devoluti allo stato. Vengono impiegati per il finanziamento delle attività connesse all’attuazione del Piano nazionale della sicurezza stradale”, un importante punto del nostro CDS che non sempre viene seguito e, anzi, secondo un’inchiesta sarebbe stato disatteso soprattutto in alcune città.
Soldi delle multe, l’inchiesta spiega come vengono spesi
Un’inchiesta della popolare rivista Quattroruote, presente sul numero di settembre, spiega come, nonostante l’obbligo di versare almeno metà dei proventi ricavati con le multe per il miglioramento della rete stradale, non tutti i comuni abbiano seguito questa indicazione, il tutto in un servizio dal nome: La Sicurezza si è persa per Strada? L’analisi condotta dal periodico su 106 comuni italiani è impietosa e rivela delle gravi lacune nella gestione di quelli che sono fondi pubblici, a tutti gli effetti.
“[Il CdS] stabilisce anche la misura del 100% nel caso di introiti da autovelox e del 50% minimo per quelli di tutte le altre contravvenzioni. Non è un suggerimento, ma una norma. Eppure, molti comuni italiani se ne infischiano“, si legge su un estratto della rivista pubblicato il 4 settembre sul suo sito ufficiale. I comuni che hanno disatteso maggiormente tali indicazioni, secondo l’inchiesta, sarebbero Rovigo, Isernia, Lecco e Roma a dove solo il 34% di questi fondi sarebbero stati impiegati finora per la sicurezza stradale.
L’inchiesta prosegue, elencando delle spese non certo legate alla sicurezza stradale che alcuni comuni avrebbero coperto con questo denaro, almeno secondo l’analisi di Quattroruote: “Rifacimento del vestiario dei vigili, abbonamenti a manuali, libri e riviste, bollette della luce e del gas, rifacimento dell’arredo degli uffici. Intanto, sulle strade urbane di mezza Italia ci sono crateri nell’asfalto, incroci pericolosi, segnaletica in uno stato disastroso”, così si conclude l’articolo.
L’intera inchiesta è disponibile sul numero di Quattroruote di settembre in attesa che qualchuno risponda, smentisca o dia una giustificazione a questi fatti che appaiono molto spiacevoli. Già pagare una multa non è divertente: se poi il nostro denaro non viene nemmeno impiegato per la nostra sicurezza, non ci si può sorprendere se molti italiani continuano ad avere il dente avvelenato con le contravvenzioni.