Raccolta firme per lo stop alla circolazione per moto e scooter: il referendum ribalta completamente lo scenario, cosa succede ora.
Moto e scooter sono veicoli che consentono di muoversi molto più agevolmente nel traffico cittadino. Lo sanno bene coloro che vivono in città grandi, come ad esempio Milano, dove poter disporre di un mezzo a due ruote permette davvero di evitare le code e non fare tardi a lavoro o ai vari appuntamenti. Tuttavia proprio nel capoluogo milanese è stato imposto il divieto di circolazione a moto e scooter in alcune aree cittadine.
Da ottobre 2025, infatti, le moto due tempi Euro 2 e Euro 3 e le quattro tempi Euro 0, 1 e 2 non potranno più circolare nell’Area B e nell’Area C di Milano. Non è tutto: dal 2028 il divieto verrà esteso anche alle moto quattro tempi Euro 3. L’iniziativa, che ha come scopo quello di ridurre il più possibile le emissioni inquinanti, è fortemente criticata da larga parte della cittadinanza: in molti, infatti, fanno notare che l’impatto dei ciclomotori e dei motocicli sulle emissioni in atmosfera nel capoluogo milanese è davvero minimo.
Per questo è stato avviato l’iter per un referendum che ha come obiettivo proprio la revoca di questa normativa. Lo scoglio delle 1.200 firme, soglia necessaria per far sì che la proposta venga presa in considerazione dai Garanti comunali, è stato superato: l’auspicio è quello di arrivare a 15.000 firme per passare direttamente al referendum.
Stop a moto e scooter: il referendum ribalta tutto
Assomobilità si è schierata dalla parte dei firmatari, sottolineando che i divieti adottati dal Comune di Milano sono un “provvedimento eccessivo“ verso una modalità di trasporto “che fluidifica il traffico cittadino” ed è responsabile solo dell’1,3% di emissioni inquinanti. “Il referendum abrogativo è uno strumento – ha detto il presidente di Assomobilità, Simonpaolo Bugiardino – ma altrettanto importante è confrontarsi con l’Amministrazione comunale per far comprendere quanto queste misure siano eccessive”.

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha invece criticato i cittadini che hanno avviato questa iniziativa: “E’ solamente esibizionismo di qualcuno – le dure parole di Sala – ogni tanto i referendum si evocano e poi non si fanno mai: per ottenere consenso e incidere devono ottenere il 50% delle adesioni, e poi sono costosissimi”.
La Lega vuole invece che si posticipi al 2028 l’entrata in vigore di questo divieto: per questo il Carroccio ha già annunciato un ordine del giorno. Si preannuncia quindi uno scontro anche all’interno di Palazzo Marino su questa misura così contestata.