Stellantis, ufficiale l’addio: entro fine anno chiuderà definitivamente. La decisione dell’azienda fa discutere
Continua il periodo non troppo felice di Stellantis nel nostro paese. La holding, che ha nel suo roster alcuni marchi simbolo del made in Italy come FIAT, Alfa Romeo, Lancia e Maserati, continua ad essere al centro delle polemiche per la gestione delle sue attività in Italia. Ormai da tempo continua la polemica con lavoratori e sindacati per i sempre maggiori tagli alla produzione negli stabilimenti italiani e per lo spostamento di molte attività del gruppo all’estero. Una situazione che ha spinto anche il governo italiano ad intervenire, non senza polemiche. La querelle infatti va avanti da mesi, e si è ulteriormente inasprita negli ultimi giorni con le parole dell’amministratore delegato del gruppo, Carlos Tavares, in parlamento.
Da tempo infatti Stellantis lamenta i costi troppo elevati della transizione elettrica, e la necessità di maggiori aiuti statali per poter garantire prezzi ai clienti tali da competere con le offerte low cost che arrivano dalla Cina. La difficile situazione del mercato europeo, complicata anche dall’incerta situazione sullo stop ai motori termici, costringe l’azienda a dover ottimizzare quanto più possibile le proprie risorse, anche a costo di prendere decisioni impopolari. Se la situazione nel nostro paese e in Europa è complicata, negli Stati Uniti il gruppo non se la passa certo meglio. Il gruppo ha riscontrato un grosso calo nel mercato americano, e anche in questo caso sono arrivate delle dolorose chiusure.
Entro fine anno chiuderà come già stabilito da un accordo preso con i sindacati lo scorso anno l’Arizona Proving Ground, centro prove da 4.000 acri dell’azienda a Yucca. La dolorosa decisione è adesso ufficiale, ed è stata presa per ammortizzare quanto più possibile il momento di difficoltà del gruppo dal punto di vista del mercato e per ottimizzare le risorse necessarie agli investimenti per il futuro.
L’Arizona Proving Ground metteva a disposizione del gruppo 70 miglia utilizzati come corsie per i test delle nuove auto, e dava impiego a 38 dipendenti, che come da accordo avranno a disposizione pacchetti di buonauscita o la possibilità di trasferirsi in altre strutture del gruppo. Certamente l’addio al Proving Ground sarà una importante risorsa in meno per l’azienda, ma un sacrificio necessario per evitare conseguenze peggiori e invertire la tendenza recente nel più breve tempo possibile per riprendere al più presto il percorso di crescita.
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