Stellantis, si rischia la stangata dal governo: i prossimi giorni saranno decisivi

Nel settore auto  si respira aria pesante. La minaccia di pesanti dazi potrebbe sconvolgere gli equilibri di un comparto già alle prese con profondi cambiamenti.

Aria di tempesta su Stellantis, tanto per cambiare. I numeri problematici stanno mettendo a dura prova piani e strategie, ma ora oltre ai conflitti con il governo italiano si aggiungono quelli con una possibile nuova presidenza americano. Trump ha tuonato in uno dei suoi ultimi comizi contro ogni progetto di delocalizzazione. Parole dure, che arrivano in un momento delicatissimo per l’industria automobilistica americana.

Il Michigan è terra di motori e di passioni. Lo sa bene Donald Trump che, proprio qui, ha scelto di lanciare il suo affondo contro Stellantis. Dal palco del suo ultimo comizio, l’ex presidente ha tuonato contro il colosso dell’auto, promettendo dazi astronomici se solo osasse spostare la produzione verso il Messico.

La tempesta perfetta

La scintilla è scoccata con l’annuncio dell’espansione dello stabilimento Stellantis di Saltillo. Una mossa che ha fatto saltare sulla sedia più di qualcuno. Chris Feuell, al timone di Chrysler/Ram, si è subito affrettato a smorzare le polemiche. L’impianto messicano servirebbe solo da supporto per quello di Sterling Heights, ormai al limite delle sue capacità. Una spiegazione che sa tanto di cerotto su una ferita più profonda.

Stellantis rischia stangata
Donald Trump (ansa) derapateallaguida.it

A Saltillo si assemblano già i pick-up Ram, dai modelli 2500 fino ai 5500. Con la fine della produzione del Ram 1500 Classic, si è liberato spazio per nuovi progetti. Ma il tempismo non poteva essere peggiore. Proprio mentre a Warren, Michigan, 1.100 lavoratori hanno dovuto fare le valigie dopo lo stop allo stesso modello.

La difesa di Stellantis suona come una nota stonata in questo concerto di tensioni. Parlano di efficienza, di mercati d’esportazione, di razionalizzazione produttiva. A Warren ora si lavora su un solo turno, concentrandosi sui modelli Jeep di lusso. Ma chi ci rimette sono sempre gli operai americani.

Trump lo sa bene. “Se si trasferiscono, tassazione del 100% su ogni auto“, ha tuonato dal palco. Non sono parole al vento. In gioco c’è il futuro di migliaia di famiglie, di intere comunità cresciute all’ombra delle fabbriche automobilistiche.

Il settore auto americano è come un gigante dai piedi d’argilla. Da un lato la necessità di restare competitivi, dall’altro la responsabilità verso i lavoratori locali. La minaccia dei dazi potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso.

In questo clima da resa dei conti, anche le rassicurazioni dei manager Stellantis sugli accordi con l’UAW sembrano perdere peso. La partita si gioca su un tavolo più grande, dove la politica detta le regole del gioco. E Trump, da consumato giocatore, sa bene quali carte calare.

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